La Regione Veneto non rispetta libertà e dignità delle donne. Nel novembre 2005 il “Coordinamento per riaffermare i diritti e la libertà di scelta delle donne” di Padova affermava che “…la prossima tappa dell’attacco alla libertà e alla dignità delle donne sarà la messa in discussione della legge 194” non solo sta accadendo questo, ma, se possibile, qualcosa di ancora più grave: ritorna l’idea che le donne sono irresponsabili, incapaci di accogliere la vita, incapaci di decidere.
La proposta di legge, approvata in V° Commissione Regionale, prevede che all’interno dei Consultori e addirittura nelle corsie degli ospedali possano operare attivisti di movimenti antiabortisti con la funzione di dissuadere le donne dall’interruzione di gravidanza.
E’ una palese violazione non solo dei diritti delle donne e della dignità del lavoro delle operatrici e operatori di Consultori e ospedali, ma anche della privacy: chi informa questi “volontari” di quali sono le donne ricoverate per l’interruzione e con quale diritto?
Il Veneto è la Regione con il più alto numero di medici obiettori, medici che dovrebbero, secondo la legge 194 attivare interventi di informazione e diffusione delle tecniche anticoncezionali. Nessuna indagine è stata fatta per verificare sia in termini quantitativi (ore dedicate) che qualitativi (che tipi di interventi e rivolti a chi) la loro attività in questo senso Il Veneto non ha potenziato la rete dei Consultori pubblici che hanno il compito e il personale professionalmente preparato per affrontare le problematiche relative a maternità, adolescenza e relazioni famigliari difficili.
Il Veneto sostiene una proposta di legge tutta ideologica: ci si preoccupa di cellule, embrioni ecc e del loro diritto alla vita ma non ci si preoccupa del diritto alla vita e alla dignità di migliaia di donne vittime di una violenza quotidiana e diffusa causata dell’”amore” di mariti, parenti amici. In Italia la violenza contro le donne, bambine e adulte, nella stragrande maggioranza dei casi si scatena all’interno delle mura domestiche, in quella famiglia di cui si parla in termini altrettanto ideologici e di cui ci si dimentica volentieri quando si tratta di capire quali dinamiche la stanno squassando.
Questo voto che mette in dubbio la capacità e la legittimità delle donne di decidere per se stesse è una violenza più subdola ma non meno deleteria.
Spero di sentire la voce forte e chiara di dissenso, delle donne della Margherita e della lista per Carraio, dal voto dei loro consiglieri, e la voce della Presidente della Commissione pari opportunità della Regione. Non sono le quote rosa che ci servono, ma non dover continuamente difendere conquiste di libertà e dignità che davamo per definitive. Anche questa è violenza sulle donne.
Nota della redazione:
La commissione Sanità del Consiglio regionale, presieduta da Raffaele Bazzoni (FI), ha licenziato per la seconda volta dopo 8 mesi di riesame i tre articoli della proposta con il voto a favore di Udc, Lega, parte di Forza Italia (con delega anche di AN), Margherita e lista Carraro, e il voto contrario di Rifondazione Comunista, Democratici di Sinistra, Comunisti Italiani, Sdi e di Regina Bertipaglia di Forza Italia.