Legambiente registra la precisazione di Andrea Ruckstuhl di Bovis Lend Lease srl secondo cui la società che partecipa alla realizzazione del nuovo ospedale di Padova, pur facendo parte dello stesso gruppo, non è assoggettata alla gestione della società americana che ha accettato di pagare 56 milioni di dollari tra multe e restituzioni per chiudere le indagini delle autorità di New York, ma mantiene le sue riserve e chiede comunque alla Politica di pronunciarsi sull’opportunità che il gruppo Bovis Lend Lease progetti e realizzi il nuovo ospedale di Padova.
“Anche perché gli interrogativi sull’operazione non finiscono qui – dichiara Lucio Passi, portavoce di Legambiente Padova – C’è tutta la vicenda della dismissione dell’ospedale attuale. Spiega Passi: “nell’accordo del 2 luglio 2013 (siglato da Regione, Comune di Padova, Provincia, Università, Azienda ospedaliera, Istituto oncologico) per la realizzazione dell’opera leggiamo che <<al Comune di Padova spetta, al fine di accrescere la valorizzazione delle aree e delle strutture esistenti, l’impegno attribuirvi una destinazione urbanistico-edilizia che assuma una combinazione funzionale tale da massimizzare la loro valorizzazione>>. Si stiano 45 milioni di ricavi dalla “dismissione” dell’area”. Se le cose stanno così – continua Passi – “puzzano” molto di speculazione edilizia e di mera operazione di cassa. Un’operazione che non fa i conti con l’ubicazione centrale dell’area, le sue preesistenze storiche, e le moderne indicazioni urbanistiche riguardanti la sostenibilità della città e la tutela dei centri storici.”
“Lo spostamento dell’ospedale – conclude Andrea Ragona, Presidente di Legambiente Padova – se è realmente necessario, dovrebbe essere una grande occasione di recupero dell’area di quello attuale, attenendosi al principo-guida stabilito dall’articolo 9 della Costituzione della tutela del paesaggio e del patrimonio storico e artistico della Nazione. Elementi fondanti del recupero dell’area, su cui andrebbe comunque aperto una grande dibattito cittadino sul significato urbanistico e sociale da attribuirgli, non possono che essere: il restauro di tutti gli elementi del sistema bastionato e della cortina muraria cinquecentesca, del Bastione Cornaro e lo stombinamento del canale dei Gesuiti (o di San Massimo) insistente nella stessa area.
In ogni caso il capitolo dell’destinazione dell’area dell’Ospedale attuale andrebbe stralciato da ogni accordo di programma riguardante il nuovo polo ospedaliero”.