Assurdo, tanto più per un infrastruttura che per anni è stata presentata come soluzione al collegamento Arcella – centro città, ma che oggi si presenta per quel che è realmente: un ponte per auto dirette ai padiglioni fieristici inserito a metà di un passante urbano.
Un cavalcavia da 17 milioni di euro con le rampe di salita da e per la fiera così strette da non consentire il passaggio in sede protetta delle biciclette ne ai pedoni. La soluzione? una rampa ciclabile separata a sestante, sorretta da nuovi piloni, con un costo aggiuntivo di ben 2,2 milioni di euro, il tutto per un percorso di pochi centinaia di metri.
Quanti milioni si sarebbero risparmiati allargando semplicemente le rampe automobilistiche così da avere due carreggiate sufficientemente ampie da ospitare la ciclabile? Invece si è voluto perseguire una scelta non solo molto più costosa, ma anche penalizzante,sbagliata e che sa di beffa.
Penalizzante per i ciclisti perché all’inaugurazione del nuovo Ponte in estate non ci sarà nulla per loro salvo la possibilità di percorrere il ponte in mezzo alle auto come già succede al ponte Grassi.
Sbagliata perché con la rampa separata – ammesso che si trovino i 2 milioni di euro – la discesa sarà possibile solo in via Rismondo mentre sarà sguarnito il lato Stazione, intermodale e Tribunale, verso cui sono diretti la maggioranza degli arcellani.
Una beffa perchè oggi si rinuncia all’unico motivo tecnico di una rampa ciclabile separata: avere pendenze minori. La Fiera necessita di maggiori spazi (per il centro congressi, il parcheggio e l’autosilos) e così si cancella la parte finale a chiocciola della ciclabile e si pensa ad un percorso parallelo alla rampa automobilistica già realizzata.
Legambiente sta valutando se esistono i presupposti per un esposto alla Corte dei Conti per spreco di denaro pubblico di un’opera che poteva essere progettata in modo differente, meno costosa e più funzionale e che settore Infrastrutture e assessore Boldrin hanno voluto sovradimesionare.
L’assessore Rossi ci ha risposto dalle pagine de Il Mattino di Padova (leggi qui): «La soluzione è già stata trovata, il ponte della Fiera avrà la pista ciclabile che scenderà fino a via Goldoni» (…) Una struttura imponente che prevede, al centro fra le due corsie, la pista ciclabile. Dalla parte della Fiera il percorso è al momento interrotto, ma sarà completato: «Bisogna solo aspettare la fine dei lavori (…). [Il vecchio (? nd.r.) progetto] prevedeva (…) un giro a 360 gradi finale per diminuire la velocità: «Siamo riusciti a evitare quest’asola, che avrebbe potuto portare delle scomodità (…) con le centinaia di metri in meno da stendere riusciamo a risparmiare anche mezzo milione di euro».
Dunque Rossi ci dà ragione: nei 17 milioni spesi per il Ponte Fiera la rampa per le bici non c’è. A due mesi dall’inaugurazione (per le auto) si stanno ancora cercando le soluzioni. Rossi ci dice che risparmierà 500 mila euro eliminando la chiocciola finale, bene; ma nè lui nè la Boldrin ci dicono quanti milioni si sarebbero risparmiati progettando semplicemente una carreggiata più larga.
Un altro punto non è chiaro: perché definire l’asola a 360° una scomodità per le bici se fu disegnata per avere pendenze minori? E’ vero, vi si rinuncia per evitare una scomodità, quella di avere meno posti auto in zona fiera (circa 40).
Almeno ha la decenza di ammettere che di alberi sul ponte non ci sarà traccia, dimenticando di chiarire che i 70 !! tigli tagliati in via Jacopo d’Avanzo per far spazio al cavalcavia non si possono ripiantare (ah, quante promesse) perchè le ferrovie non li ri-vogliono per motivi di sicurezza. Forse si riuscirà a rifare un solo filare.
Attendiamo la replica di Rossi in cui ci spiegherà che mancheranno una trentina di alberi per evitare la scomodità dell’ombra.
Andrea Nicolello-Rossi, Legambiente Padova