Nei giorni scorsi su iniziativa dell’Assessore comunale Renzo Scortegagna, che ne ha la delega, sono riprese le attività del Progetto Città sane.
Da 15 anni Padova aderisce alla rete “Città Sane” promossa dall’OMS, per dire la verità senza aver mai inciso sulle politiche di sviluppo della città nel senso auspicato dall’OMS. “E’ dunque sorprendente constatare – dicono Sergio Lironi, Presidente e Rina Guadagnini, responsabile scientifica, di Legambiente Padova – che nell’illustrare il nuovo piano d’azione l’Amministrazione non abbia svolto alcuna riflessione critica sull’attività svolta negli anni passati, cercando di individuare le cause della scarsa incidenza delle iniziative avviate, anche al fine di non ripetere ciclicamente gli stessi errori. Sembra che ogni volta si voglia ripartire da zero.”
”Secondo i principi dell’OMS il Progetto Città Sane non dovrebbe essere qualcosa di residuale e marginale rispetto alla normale attività di programmazione e di governo esercitata dalla Giunta Comunale. Nel corso dell’incontro è stato presentato uno studio sullo stato di salute della città predisposto – su incarico dell’Assessorato – dal Dipartimento di Medicina Ambientale e Sanità Pubblica. Più che uno studio il documento presentato appare una raccolta di dati statistici estratti da annuari ISTAT: manca una interpretazione critica dei dati ed un’analisi comparativa con le rilevazioni fatte nelle altre realtà urbane aderenti alla rete di Città Sane. Mancano soprattutto indicazioni precise su quali azioni intraprendere per far fronte ai problemi di maggior impatto per la salute dei cittadini.
Giustamente il rappresentante dell’Oms presente all’incontro, Agis Tsouros, ha ribadito come l’aspetto originale del Progetto Città Sane consista soprattutto nella sottolineatura dello stretto legame che deve intercorrere tra problematiche della salute ed assetto del territorio, tra qualità dell’ambiente urbano e benessere degli abitanti: il Piano della Salute non va dunque confuso con i Piani di Zona elaborati dall’Unità Sanitaria Locale, né con azioni esclusivamente svolte nell’ambito della sanità pubblica e dei servizi sociali.
Se questo è l’indirizzo suggerito dall’Oms, risulta strana e preoccupante la mancata partecipazione – registrata nei mesi scorsi – dei responsabili padovani del Progetto Città Sane alle attività di Agenda 21 finalizzate all’elaborazione delle linee strategiche per il nuovo Piano Regolatore della città (PAT – Piano di Assetto Territoriale).
Rifacendoci alle dichiarazioni di principio, il Progetto Città Sane non dovrebbe essere qualcosa di residuale e marginale rispetto alla normale attività di programmazione e di governo esercitata dalla Giunta Comunale. Anzi. Le problematiche della salute dovrebbero essere una delle priorità nella formulazione di piani e programmi in ogni settore della vita cittadina, fornendo nel contempo utili indicatori per la valutazione d’impatto dei diversi interventi. Tutto ciò richiede però un ruolo attivo del Progetto Città Sane, che non può accontentarsi di svolgere indagini e studi, di produrre documenti e di scambiarsi opinioni tra addetti ai lavori, organizzando di tanto in tanto un incontro seminariale od un convegno. Già i soli dati sui livelli del PM10 in tutti i quartieri cittadini dovrebbero essere sufficienti per dichiarare lo stato di emergenza sanitaria vissuto dalla nostra città e quindi la necessità di definire oggi, e non domani, precise strategie d’intervento e di prende re posizione contro i troppi progetti di nuova edificazione e cementificazione del territorio.
”Secondo i principi dell’OMS il Progetto Città Sane non dovrebbe essere qualcosa di residuale e marginale rispetto alla normale attività di programmazione e di governo esercitata dalla Giunta Comunale. Nel corso dell’incontro è stato presentato uno studio sullo stato di salute della città predisposto – su incarico dell’Assessorato – dal Dipartimento di Medicina Ambientale e Sanità Pubblica. Più che uno studio il documento presentato appare una raccolta di dati statistici estratti da annuari ISTAT: manca una interpretazione critica dei dati ed un’analisi comparativa con le rilevazioni fatte nelle altre realtà urbane aderenti alla rete di Città Sane. Mancano soprattutto indicazioni precise su quali azioni intraprendere per far fronte ai problemi di maggior impatto per la salute dei cittadini.
Giustamente il rappresentante dell’Oms presente all’incontro, Agis Tsouros, ha ribadito come l’aspetto originale del Progetto Città Sane consista soprattutto nella sottolineatura dello stretto legame che deve intercorrere tra problematiche della salute ed assetto del territorio, tra qualità dell’ambiente urbano e benessere degli abitanti: il Piano della Salute non va dunque confuso con i Piani di Zona elaborati dall’Unità Sanitaria Locale, né con azioni esclusivamente svolte nell’ambito della sanità pubblica e dei servizi sociali.
Se questo è l’indirizzo suggerito dall’Oms, risulta strana e preoccupante la mancata partecipazione – registrata nei mesi scorsi – dei responsabili padovani del Progetto Città Sane alle attività di Agenda 21 finalizzate all’elaborazione delle linee strategiche per il nuovo Piano Regolatore della città (PAT – Piano di Assetto Territoriale).
Rifacendoci alle dichiarazioni di principio, il Progetto Città Sane non dovrebbe essere qualcosa di residuale e marginale rispetto alla normale attività di programmazione e di governo esercitata dalla Giunta Comunale. Anzi. Le problematiche della salute dovrebbero essere una delle priorità nella formulazione di piani e programmi in ogni settore della vita cittadina, fornendo nel contempo utili indicatori per la valutazione d’impatto dei diversi interventi. Tutto ciò richiede però un ruolo attivo del Progetto Città Sane, che non può accontentarsi di svolgere indagini e studi, di produrre documenti e di scambiarsi opinioni tra addetti ai lavori, organizzando di tanto in tanto un incontro seminariale od un convegno. Già i soli dati sui livelli del PM10 in tutti i quartieri cittadini dovrebbero essere sufficienti per dichiarare lo stato di emergenza sanitaria vissuto dalla nostra città e quindi la necessità di definire oggi, e non domani, precise strategie d’intervento e di prende re posizione contro i troppi progetti di nuova edificazione e cementificazione del territorio.