COME E PERCHè FARE PARTECIPAZIONE ATTORNO AL TRAM
Le proposte di Legambiente

Tram a doppia rotaia, tram a unica rotaia su gomma, bus a trazione guidata tramite banda elettromagnetica… tre opzioni reali, più svariate opzioni secondo noi alquanto fantasiose. La scelta della tecnologia da adottare è una scelta tecnica e spetta, quindi, all’amministrazione comunale.

Ma il tram non è solo un’opera viabilistica: se fatto bene, è un modo per ripensare la città. Per questo motivo è necessario che l’Amministrazione attivi processi partecipativi decisionali su tutto ciò che sta attorno al tram.

C’è molto da approfondire (lo facciamo per esteso in questo documento) rispetto a quali sono i modi e gli ambiti possibili per farlo.

Ma una cosa è certa: è fondamentale che l’amministrazione padovana decida subito, e da subito lo renda pubblico, quale sarà il processo partecipativo, in modo che diventi un patto collaborativo e di trasparenza con i cittadini su come cambiare la città. Punto di partenza: l’Urban center.

 

L’informazione facilmente accessibile da tutti, completa e supportata da dati tecnici, è la base ineludibile di qualsiasi processo partecipativo. E, come abbiamo più volte sostenuto, il cardine di questa informazione deve essere un luogo anche fisico, non solo web. Un luogo dove poter reperire progetti, dati, proposte e documenti sui cambiamenti a medio e lungo raggioesempi come quello del “tram urbanista” di Nantes, che ha cambiato il volto di interi quartieri centrali e periferici.

È fondamentale che chiunque possa trovare, quanto prima, materiale di confronto oggettivo: l’Urban center dovrebbe essere allestito rapidamente, dotato di budget, personale, autorevolezza intersettoriale prima ancora della decisione – lo ripetiamo, di natura tecnica – che l’Amministrazione prenderà.

Contemporaneamente, l’Urban center deve anche essere il motore dal quale nascono e si sviluppano i processi partecipativi di scala metropolitana, cittadina o rionale, evoluzione naturale di quella fase iniziale di raccolta e messa a disposizione di dati su argomenti particolarmente sensibili ed innovativi.

A un primo livello, sono parecchi i portatori di interesse complessivo (associazioni di categoria, ordini professionali, sindacati, associazioni ambientaliste …) da far sedere attorno ad un tavolo per innescare un processo partecipativo decisionale favorevole alla costruzione della migliore rete di tranvie possibile, che abbia ricadute positive non solo a livello trasportistico ma anche di viabilità generale, di ambiente, di riorganizzazione urbanistica, di arredo urbano, di accessibilità, commercioe lavoro. Senza dimenticare i Comuni contermini, con i quali discutere (e cercare risorse) su come prolungare le tratte oltre i confini di Padova.

La discussione sul tracciato (la questione di via Facciolati non è certo nuova, ne parlavamo già nel 2013 qui) deriverebbe così da una visione d’insieme, necessaria a garantire un bacino d’utenza che giustifichi i costi d’esercizio e risponda ad un disegno generale di riorganizzazione della mobilità urbana (ed extra-urbana), proprio nel momento in cui viene elaborato il Piano Urbano per la Mobilità Sostenibile (PUMS).

Serve stabilire entro i prossimi due mesi un protocollo condiviso fra i partecipanti su cosa e come accompagnare la fase di progettazione del tram e individuare un soggetto esterno di comprovata competenza con funzioni di facilitatore.

Un secondo livello dovrebbe lavorare parallelamente al primo: è quello rionale, che si dovrebbe occupare di tutte le scelte ed esigenze locali. Qui, la prima scelta da compiere è se privilegiare la partecipazione spontanea o quella rappresentativa: l’Amministrazione deve decidere, dunque, se coinvolgere tutti i cittadini interessati, solo alcuni opinion leader o altre forme a metà strada come i gruppi spontanei autorganizzati (comitati, centri aggregativi rionali e simili).

Il tema tram sta agitando molto l’opinione pubblica, in modo anche strumentale, ma smettiamola di parlare solo di rotaie: a noi interessano molto di più gli aspetti positivi che un processo partecipativo può innescare.

Andrea Nicolello Rossi e Sergio Lironi, Legambiente Padova

sintesi a cura di Annalisa Scarpa – redazione ecopolis