Per evitare un eccessivo ed ingiustificato consumo di suolo a Padova, è necessario adottare le varianti al PAT (Piano di Assetto del Territorio) e al relativo P.I. (Piano degli Interventi), che il sindaco Sergio Giordani ha già previsto nel suo programma.
Tuttavia Legambiente osserva che, prima di intervenire sul PAT, è indispensabile puntare su una pianificazione strategica del territorio a scala metropolitana, riesaminando il PATI (il Piano di Assetto Territoriale Intercomunale), assieme ai comuni della cintura urbana.
Il trend demografico negativo che ha interessato la città negli ultimi anni dimostra che il dimensionamento insediativo previsto nel PAT (cioè i 24.185 nuovi abitanti previsti nell’arco decennale) è sovrastimato e prevede un’eccessiva capacità edificatoria che compromette la continuità di molte aree verdi esistenti. È quindi urgente intervenire in discontinuità rispetto alle scelte politiche precedenti, adottando una variante al P.I. per mettere in sicurezza il territorio comunale e preservare da nuove costruzioni tutte le aree residue inedificate del territorio comunale.
La variante al PAT invece costituisce, a nostro parere, un obiettivo limitato e probabilmente prematuro se questo strumento non è inserito all’interno di una visione strategica di ben più ampio respiro. La Padova del futuro non può che essere a scala metropolitana: quella città di oltre 420.000 abitanti che comprende il capoluogo di provincia e i 17 comuni della sua cintura.
Dopo il solipsismo della precedente giunta, è senza dubbio un segnale positivo la riapertura del tavolo di confronto con i comuni contermini che il sindaco Giordani ha di recente avviato sui temi dell’ospedale, della mobilità, dell’ambiente e della sicurezza. Riteniamo però che l’obiettivo principale del tavolo di lavoro dei sindaci debba essere la revisione del PATI, con l’introduzione dei due temiche erano stati esclusi nel piano approvato nel 2011, e cioè: la distribuzione dell’incremento demografico sul territorio metropolitano e la riorganizzazione delle aree agricole.
Solo a partire da questi elementi fondamentali il PATI può determinare quella revisione coordinata dei piani urbanistici dei singoli comuni che è il presupposto indispensabile per la costruzione della città metropolitana.
Il sindaco Giordani non dovrebbe lasciarsi sfuggire l’occasione di dare l’avvio a questo ambizioso progetto. Si tratta di cogliere l’opportunità per ridisegnare lo sviluppo del territorio con una visione sovracomunale in cui l’incremento demografico che interesserà la nuova entità territoriale sia suddiviso in modo equilibrato tra i 18 comuni che la compongono.
Nell’ambito del PATI potranno poi trovare adeguata soluzione le scelte che riguardano le grandi infrastrutture, quali l’ospedale o le future linee del tram (che hanno senso solo se andranno ad intercettare la domanda di mobilità della comunità metropolitana), così come potrà essere completamente disegnato quel grande Parco Agricolo e Paesaggistico che riguarda l’insieme delle aree libere comprese tra Padova ed i comuni della sua cintura.
In attesa che il PATI sia rivisto e che, di conseguenza il PAT di Padova sia adeguato a quest’ultimo, chiediamo al sindaco Giordani di predisporre quanto prima il documento preliminare per la variante al P.I., in cui si preveda che tutte le aree inedificate significative per la continuità della rete ecologica cittadina o meritevoli di essere conservate nella loro naturalità, non possano essere oggetto di intervento, anche qualora fossero già inserite negli ambiti di trasformazione del vecchio P.R.G. recepiti dal vigente Piano. Tali aree siano invece utilizzate per quegli interventi di riconversione ecologica dell’ambiente urbano che sono stati di recente ben descritti in un recente articolo pubblicato su ecopolis.
Lorenzo Cabrelle – Legambiente Padova