Era nucleare. Non lo è più

Il voto del 12 e 13 giugno porta con sè una infinita serie di significati, difficile da analizzare in qualche giorno e ancor più difficile da esprimere in poche righe.

Proviamo quindi a tracciare delle linee generali. Come già detto, il referendum è stato vinto, prima di tutto, per la spaventosa mobilitazione dei singoli che gratis (e anzi spesso lasciando delle cospicue offerte) si sono caricati di volantini e sotto il sole e la pioggia si sono messi a volantinare nelle proprie vie, nei propri quartieri, di fronte ai supermercati. Grazie al lavoro di queste persone tutto il Comune di Padova e diversi comuni della cintura urbana sono stati volantinati a tappeto. E la sera, quando tornavano a casa, mandavano sms e si mettevano al computer per mandare mail ai loro contatti.
Un lavoro che ha reso Padova primo capoluogo e prima provincia per affluenza in Veneto.

Il referendum è stato poi vinto grazie ad internet. Ma non è stata solo l’informazione di cui è stato capace internet a generare questo risultato. Si certo, tre anni fa gli italiani su facebook erano un milione, oggi sono 19 milioni, molti di più di quelli che guardano i tg. Ma internet, a differenza delle passate tornate elettorali è stato in grado di organizzare i cittadini: così è stato ad esempio per l’invito a votare prima delle 12:00, e se pensiamo che secondo le analisi circa il 5% degli elettori ha deciso di votare il giorno stesso, capiamo quanto sia stato fondamentale. Ma così è stata ad esempio per la strabiliante esperienza di “taxiquorum”: volontari che davano la propria disponibilità per accompagnare ai seggi chi avesse delle difficoltà.

Ultimo motivo, ma non certo per importanza, determinante per la vittoria ai referendum è stata l’argomento trattato. Gli italiani hanno dimostrato, recandosi in massa alla urne per mettere delle croci sui si, di avere a cuore l’ambiente molto più della classe politica che dovrebbe rappresentarli. Il fatto che i partiti siano stati marginali in questa campagna elettorale ha fatto si che i cittadini si sentissero più liberi di esprimere in maniera chiara le proprie idee su temi fondamentali come acqua ed energia (senza dimenticare il legittimo impedimento per il quale sicuramente si è mossa una parte degli elettori).

Il dopo referendum, per tutti questi fattori ci consegna un’Italia diversa, dove i temi ambientali entrano di prepotenza alla ribalta (vedi anche il risultato dei referendum cittadini a Milano), grazie al ritorno della partecipazione dal basso. Una mobilitazione che ha ricreato un tessuto sociale forte, in gran parte giovanile, erede delle proteste universitarie dello scorso autunno contro il decreto Gelmini (si pensi, ad esempio alle decine di migliaia di studenti fuori sede nominati rappresentanti di lista, oltre mille nella sola Padova).

La consapevolezza di queste persone, dei propri mezzi, induce a pensare che tutto questo patrimonio non verrà disperso e anzi si metterà a lavorare da subito per migliorare il nostro Paese e la nostra città. E ci riuscirà, c’è da scommetterci.

 

Andrea Ragona – Presidente Legambiente Padova