In nessun modo l´alluvione edilizia che si sta abbattendo in città è giustificata. Il fabbisogno abitativo non è dovuto alla carenza di alloggi, quanto piuttosto all´eccessivo prezzo degli stessi.
L´aspetto decisamente non condivisibile delle nuove filosofie urbanistiche è che – anche per quanto riguarda l´edilizia residenziale – si continuano ad aumentare le volumetrie edificabili non in relazione ad un documentato fabbisogno abitativo, bensì solo per far fronte a carenze di bilancio e per far quadrare in qualche modo (con la formazione di ritagli di verde che non danno vita ad una reale rete ecologica) il conteggio degli standard previsti dalle normative urbanistiche. I dati anagrafici relativi al 2006, parlano chiaro: in valori assoluti nell´arco di 15 anni, tra il 1991 ed il 2006, la popolazione di Padova è diminuita di 4.836 abitanti: una diminuzione che non è certo attribuibile alla carenza di case, se – come risulta sempre dai dati ISTAT – nel solo decennio 1991-2001 in città si sono costruite circa 6.600 nuove abitazioni.
Il censimento del 2001 documenta in città una disponibilità di 96.640 abitazioni (di cui 5.575 vuote) a fronte di 86.146 famiglie residenti e di 3.089 famiglie domiciliate (ma non residenti). Anche lo standard abitativo è decisamente elevato, avendo ogni residente mediamente a disposizione negli alloggi occupati circa 46 mq ed 1,86 stanze.
Appare dunque chiaro che il fabbisogno abitativo – che pure è testimoniato dalle circa 1800 domande per l´edilizia residenziale pubblica – non è dovuto alla carenza di alloggi, quanto piuttosto all´eccessivo prezzo degli stessi, connesso soprattutto alla rendita speculativa sulle aree, che – complice una visione ancora fortemente monocentrica dello sviluppo urbano metropolitano – continua a crescere anche in presenza di una evidente “sovrapproduzione” edilizia. La necessità di alloggi è inoltre conseguenza del cattivo uso dello stock esistente e di una industria delle costruzioni che privilegia le tipologie edilizie più lussuose e meno economiche, quali quelle che verranno realizzate nelle “aree di perequazione” di Padova, un tempo aree destinate a verde pubblico – vedi aree vicino al parco Iris o Basso Isonzo –oggi rese in parte edificabili.