Era il gennaio 2007 quando Legambiente Padova, con un dossier, poneva la questione della mancata valutazione d’impatto ambientale delle III^ linea dell’inceneritore di S. Lazzaro, che lo avrebbe portato da una potenzialità di 220 tonnellate di rifiuti al giorno ad una di 520. Il Comune di Padova recepisce la questione e attiva gli Enti interessati, arrivando, in ritardo in quanto l’opera è già in costruzione, a far produrre ad Acegas-Aps uno studio di impatto ambientale ed uno studio di impatto sanitario. Di oggi (3 luglio) alle 10.30 allo Sheraton di Padova è la presentazione dei risultati dei due studi da parte dell’azienda. Presenti qualche tecnico, unico politico presente l’Assessore all’Ambiente del Comune di Padova Francesco Bicciato, assenti gli amministratori dell’azienda e la Provincia.
Lo studio di impatto ambientale è corposo, rassicurante, ci dice che l’inceneritore avrà emissione di un decimo rispetto ai limiti di legge e che, vista l’adozione delle MTD (migliori tecnologie disponibili) le emissioni con la III^ linea attivata saranno sostanzialmente non diverse da quelle delle attuali due linee. L’inceneritore ci regalerà nei prossimi 100 anni solo 1 g di diossina sparso su qualche km2di territorio (secondo l’OMS la dose giornaliera tollerabile per un adulto è di 1-4 pg [10 –12grammi] ovvero un milionesimo di milionesimo di grammo).
Lo studio di impatto ambientale presenta però anche le alternative al progetto. Di queste la più interessante è l’ipotesi 2 che mostra come potrebbe essere sufficiente la sola II^ e III^ linea a coprire il fabbisogno di smaltimento per il rifiuto secco residuo di tutta la Provincia di Padova se si attuasse una politica di riduzione della produzione dei rifiuti del 5%, una raccolta differenziata in città al 65% (obiettivo di legge al 2012 per altro) ed i Comuni della provincia arrivassero al 75% di RD.
Poi arriva l’intervento dell’Istituto Mario Negri che snocciola dati sulla situazione dell’inquinamento attuale e del relativo rischio associato all’esposizione per i vari inquinanti. La sostanza è che l’ambiente è già talmente inquinato allo stato attuale che l’ulteriore contributo della III^ linea non sposterebbe il rischio per la popolazione. Come dire, siccome l’ambiente è già inquinato, e solo in minima parte dall’inceneritore, ed il destino dei nostri figli è già segnato, una III^ linea non potrà nuocere alla vostra salute.
Sia ben chiaro che nessuno vuole i rifiuti in strada come a Napoli, ma ci sono delle alternative a bruciare il 60% dei rifiuti prodotti a Padova. Le alternative si chiamano politiche di riduzione della produzione di rifiuti (a Trento le stanno già attuando), si chiamano raccolta differenziata spinta (il porta a porta in Veneto consente di arrivare all’80% di RD), si chiamano impianti di recupero dei materialidai rifiuti (Es: impianto di riciclo di Vedelago, già visitato per altro dall’Assessore Francesco Bicciato la scorsa settimana).
A Padova serve rilanciare il ciclo integrato dei rifiuti sul medio lungo termine, che con l’incremento della raccolta differenziata permetta di spegnere subito la linea 1 programmando l’eliminazione della seconda.
Qui entra in gioco la volontà della Politica e dei cittadini. Valutiamo insieme se nascondere la testa sotto la sabbia e non accorgersi dello spreco di risorse (materie prime e petrolio di cui il nostro Paese non dispone) mandate all’incenerimento, oppure intraprendere un percorso virtuoso di responsabilizzazione sui consumi, sugli acquisti e sul modo di conferire i rifiuti in modo da doverne smaltire il meno possibile ed avviarne a recupero di materia il più possibile, magari con qualche tornaconto economico.
Devis Casetta – Biologo
