Il caso Tauriliano. Chi salvaguarda il territorio?

In data 16 gennaio 2006 Legambiente presentava un esposto alla Provincia di Padova per l’annullamento degli atti con cui il comune di Torreglia aveva autorizzato la costruzione di un complesso turistico ricettivo e sportivo in via Vallarega, all’interno di una piccola valle posta ai piedi dei colli Euganei. In una porzione di tale valle esistevano in precedenza alcune strutture per l’allevamento dei visoni, assoggettate a condono edilizio e da tempo abbandonate. L’intervento edilizio era stato proposto con la finalità di recuperare la situazione di degrado ambientale in cui si trovava il sito, ma l’invasività delle nuove opere rischiava, anziché di ricomporre l’unità del delicato paesaggio collinare, di comprometterla definitivamente.
Esaminati gli atti amministrativi che avevano portato all’approvazione dell’intervento, venivano riscontrati alcuni elementi che ne mettevano in dubbio la legittimità. Risultava, infatti, che il cambio della destinazione d’uso, da zona agricola di collina a zona turistico-ricettiva-sportiva, era stato approvato con una variante parziale al piano regolatore e non con una variante generale, come prescritto dall’allora vigente legge urbanistica regionale. Da ciò la richiesta di annullamento degli atti del comune, accompagnata anche da un esposto alla Procura della Repubblica per gli eventuali aspetti penali.
Nell’esposto veniva anche contestata l’assoluta carenza di motivazioni con cui il comune, accogliendo le richieste dei privati, aveva individuato come zona di degrado una superficie pressoché doppia rispetto a quella occupata dall’insediamento dimesso. Con questa decisione il Comune comprometteva una superficie di quasi 10.000 mq, che poteva essere restituita agli usi agricoli, ricostruendo, almeno parzialmente, l’unità del paesaggio collinare.
Dalla data dell’esposto nessuna comunicazione è pervenuta sugli atti formali assunti dalla Provincia nei confronti del comune e del titolare della concessione edilizia, nonostante i solleciti che Legambiente ha inoltrato, ultimo dei quali la denuncia del primo febbraio che i lavori all’interno del cantiere erano ripresi alacremente.
Il responsabile del procedimento, contattato telefonicamente, ha comunicato che si è appena conclusa l’istruttoria (sono passati 15 mesi dalla denuncia) e che il presidente della Provincia ha tempo diciotto mesi per assumere il provvedimento definitivo sulla regolarità degli atti contestati.
Finora, nell’inerzia della Provincia, l’impresa costruttrice ha già realizzato due dei sette fabbricati previsti dalla concessione edilizia. Va da sé che, visti i tempi con cui viene esercitato il controllo di legittimità delle opere in corso, si corre il rischio che, prima che venga emesso il provvedimento finale, i lavori siano pressoché terminati ed il territorio definitivamente compromesso.
E’assai difficile, infatti, che, ad opere già eseguite, ancorché le stesse vengano dichiarate illegittime, si possa ripristinare lo stato naturale dei luoghi o, quanto meno, ricondurre l’intervento nell’ambito di un reale recupero ambientale.
Se la Provincia, invece, si pronunciasse tempestivamente sull’irregolarità degli atti comunali, sarebbe ancora possibile completare l’intervento secondo criteri di compatibilità ambientale, che riportino il volume complessivo nei limiti di quanto realmente preesistente e che prevedano destinazioni d’uso compatibili con il pregiato ambito territoriale che il PRG destina a zona agricola di collina.

Lorenzo Cabrelle, Legambiente Padova