Il come e perchèdi un ambientalista alle primarie

Caro Francesco, tu hai una storia fatta di impegno nell’ambito della finanza etica, del commercio equo e terzo settore. Poi l’elezione come indipendente fra i DS, costruita insieme ad un “cartello” di associazioni e l’esperienza come amministratore. Oggi hai deciso di sostenere Veltroni, perché?
La mia decisione di contribuire alla fase costituente del Partito Democratico nasce dal tentativo di portare all’interno della nuova formazione alcuni valori legati alla mia storia di impegno civile, una storia, a sinistra, originale e fuori dai partiti, che mi ha visto occuparmi di ambiente e di sviluppo sostenibile e militare nel movimento pacifista e non violento. Mi sento parte di quella componente di società civile che utilizza linguaggi e pratiche politiche diverse da quelle dei partiti, ma che con questi intende dialogare confrontandosi sia sui valori comuni che sulle proposte volte a rinnovare la politica. E’ all’interno di questo percorso che nasce anche il mio sostegno a Walter Veltroni. Il nostro candidato leader si è espresso con chiarezza su alcuni temi per me dirimenti e prioritari per l’agenda politica del Partito Democratico.

Cosa ti ha convinto del suo programma?
Per prima cosa Veltroni afferma in modo inequivocabile che “in cima alle priorità della politica e dell’azione pubblica deve stare il futuro ambientale del nostro Paese e dell’intero Pianeta”. In questo senso un importante punto di riferimento è rappresentato dal manifesto sull’ambiente sottoscritto dai più importanti esponenti ambientalisti dell’Ulivo a cui ho aderito. “L’ambiente -recita il manifesto- ha bisogno di nuove politiche (…) che mettano al centro temi come le ecomafie, l’abusivismo, la bio-diversità, il dissesto idrogeologico”. A questi aggiungo alcune questioni centrali come il sostegno all’agricoltura biologica, ai GAS, allo sviluppo delle imprese attive nel settore dell’efficienza energetica e delle energie rinnovabili, ad una gestione trasparente dei rifiuti che metta al centro la raccolta differenziata e il riciclo, così come il problema dei cambiamenti climatici e degli inquinamenti, atmosferico ed elettromagnetico. Priorità che a Padova negli ultimi 3 anni sono diventate azioni concrete.

Cosa vorresti fare nel Partito Democratico?
Nel Partito Democratico vorrei portare le nostre buone pratiche locali per farle diventare parte della politica per lo Sviluppo sostenibile a livello nazionale. Uno sviluppo inteso come sostituzione dei tradizionali concetti di crescita economica dissipatrice di risorse con il principio dell’equilibrio tra economia ed ecologia dove i processi di produzione eco-compatibile si avvalgono dell’innovazione tecnologica e generano lavoro ed occupazione preservando le risorse esauribili. L’ambiente deve essere inteso insomma non solo come un costo, ma come un investimento sociale ed anche economico.

Altri aspetti che ti convincono del programma?
Trovare tra le priorità di Veltroni la lotta al precariato. In questo senso uno strumento importante è il sostegno all’economia civile ed il rafforzamento delle forme innovative di impresa sociale e di finanza etica nel rispetto di criteri di responsabilità sociale e ambientale da parte delle imprese tradizionali.
Padova e il Veneto sono eccellenze nazionali rispetto a questi temi. Non sempre vi è la consapevolezza della presenza nel nostro territorio del tessuto di cooperative sociali, associazioni di volontariato, organizzazioni non governative, imprese verdi impegnate nel campo della produzione di beni a basso impatto ambientale.
Infine che la pace e la non violenza siano indicati come “valori non negoziabili”. Secondo Veltroni “la pace va ricostruita… e il PD si pone agli antipodi di quell’aberrazione concettuale che è la guerra preventiva e di quella follia che è stato l’intervento in Iraq”. Ne sono persuaso e aggiungo che dovremmo mantenere con coerenza la posizione di ripudiare tutte le guerre e di fare della non violenza una pratica politica. Su scala locale tutto ciò diventa ascolto e partecipazione delle comunità rispetto alle scelte delle amministrazioni locali e, su scala internazionale, sostegno alla nascita di quei corpi civili di pace in grado di realizzare interventi di solidarietà internazionale, determinanti nella prevenzione dei conflitti. Occorre un maggior impegno contro le povertà per il raggiungimento degli obiettivi del Millennio dell’ONU così come un aumento delle risorse destinate all’Aiuto Pubblico allo Sviluppo.

Il pacchetto dedicato alle riforme istituzionali di Veltroni è presentato con lo slogan “La democrazia è ascolto, partecipazione, condivisione. Ma alla fine, è decisione”. Sembra il ritornello padovano di chi considera la partecipazione non come cessione di potere su ambiti specifici, ma solo come disponibilità ad ascoltare. Una bella differenza con noi che veniamo dall’insegnamento sull’autoprogettualità urbana di Porto Alegre e dei bilanci partecipativi.
Credo che anche chi ritiene che l’ascolto e la partecipazione sono indispensabili alla fine ci si augura che una decisione venga presa. Bisogna vedere semmai che decisione viene presa; penso che occorra cercare quelle sintesi che da un lato incontrino le diverse esigenze dei cittadini e dall’altro siano coerenti con quanto dichiarato nei programmi elettorali.
Detto questo concordo che la nostra prassi poltica è diversa da quella tradizionale dei partiti. Per questo il tentativo è quello di “contaminare” con il nostro stile i processi tradizionali di decision making, consapevoli però che occorre avere pazienza senza tuttavia cedere mai rispetto ai valori che ispirano “la nostra storia politica”.

Nel sunto padovano del programma di Veltroni apparso su Nuova Società viene dato ampio spazio a “Legalità e sicurezza”. Se è del tutto condivisibile lo slogan “La sicurezza è un diritto per tutti”, sembra mancare l’analisi dei fenomeni. Dov’è finita la solidarietà verso lo sfruttato, il tentativo di capire le cause della delinquenza, per poi aggredirle e scardinarle. Sembrano scomparse priorità come lotta al racket, allo sfruttamento, alle mafie e rispetto a fenomeni sociali di devianza non si ragiona più di possibili politiche come l’antiproibizionismo, la riduzione del danno, il reinserimento. E’ un bagaglio culturale della sinistra e del mondo del volontariato di cui si può fare a meno?
Assolutamente no. D’altronde nelle recenti dichiarazioni pubbliche, Veltroni ha sempre sostenuto che nel pensiero di sinistra (a cui personalmente non ho nessuna intenzione di rinunciare) le cause della povertà e l’attenzione delle fasce più deboli della popolazione sono centrali per il nuovo partito democratico. Così come nella sua recente visita in Sicilia ha dichiarato come prioritaria la sua lotta a tutte le mafie. Sulla questione sicurezza occorre agire senza demagogia, ma con determinazione. Ciò significa che affianco alle decisioni sull’ordine pubblico vi deve essere sempre un presidio dell’associazionismo, spesso il soggetto più idoneo a leggere le cause del disagio e a comprendere meglio il linguaggio della differenza. Il volontariato e la cooperazione sociale devono quindi diventare un compagno di viaggio imprescindibile per i sindaci per orientarli nelle decisioni più importanti.

a cura di A.N.R.