I contratti d’affitto per gli studenti sono regolati da un accordo territoriale siglato nel 2003 da Comune, Università, Esu, sindacati degli inquilini, rappresentanti della piccola proprietà e associazioni studentesche, tra cui l’Asu, che si occupa da molti anni della “questione casa” fornendo sia consulenza legale gratuita sia il servizio on-line di Cercalloggio (www.cercalloggio.it) che conta più di tre milioni di contatti
l’anno.
In questi mesi i firmatari stanno rivedendo il contenuto dell’accordo che scadrà a novembre. Il nuovo patto dovrà tener conto sia delle modifiche legislative sulla questione casa intervenute nel corso degli anni sia trovare soluzione ai problemi che si sono verificati in corso d’esecuzione.
Non subiranno modifiche i principi che hanno ispirato il primo accordo: canone concordato per gli studenti universitari, emersione dal nero, riduzioni fiscali per i proprietari.
I circa ventimila studenti fuori sede, vista l’improrogabile necessità di trovare un’abitazione, rappresentano una grande fonte di guadagno per i proprietari d’immobili. Il loro potere contrattuale è molto scarso e li porta ad accettare condizioni molto sfavorevoli e situazioni abitative a volte ai limiti della decenza.
L’applicazione dell’accordo territoriale, che di fatto dovrebbe essere lo strumento per tutelare i diritti degli studenti pur venendo in contro alle esigenze dei proprietari, è ancora limitata a un ristretto numero di inquilini; tra tutti i contratti registrati solo il 30% è conforme all’accordo e il ricorso alla locazione in nero, non quantificabile, rappresenta ancora uno strumento molto diffuso.
I principali ostacoli che l’Asu rileva sono la scarsa conoscenza del contratto concordato, i pochissimi controlli sulla sua conformità al modello previsto, il mancato funzionamento della commissione di conciliazione (l’organo deputato a dirimere i conflitti tra inquilini e proprietari e a monitorare l’esatta applicazione del patto) e la difficoltà per l’inquilino di conoscere l’esatta metratura dell’appartamento al netto dei muri.
Serve inoltre uno strumento agevole e accessibile a tutti per eliminare la macchinosità del calcolo del canone e che ne rilevi, in modo immediato, il giusto ammontare. Lo stesso strumento permetterebbe anche di quantificare il risparmio derivante dalla agevolazioni fiscali per i conduttori.
Concludendo, non possiamo esimerci dal rilevare che se tutti gli Enti collaborassero per ottenere quanti più possibili dati certi e verificati sui risultati dei primi anni di applicazione del contratto per studenti, sarebbe più facile ottenere l’effettiva valutazione dell’efficacia, efficienza e soddisfazione del progetto.
Giulia Fioravanti, Luisa Caldon e Simone Fogliata – ASU Padova