IL DANNO
Padova: verde, speculazione e cemento nella seconda repubblica.
Un libro di Legambiente pubblicato con il contributo del Centro Servizi per il Volontariato.
La pianificazione urbanistica (o la non pianificazione) disegna i lineamenti della nostra città, ne determina le trasformazioni, ne condiziona lo sviluppo, l’ambiente, la mobilità, la qualità delle relazioni, in una parola: la qualità della vita di tutti noi. Il Danno prova, anche ripercorrendo alcuni casi emblematici dell’ultimo decennio, a rendere evidenti i meccanismi e i guasti che l’attuale modo di intendere la politica urbanistica produce al tessuto urbano, sociale e ambientale di Padova.
In tutt’Italia cemento e asfalto continuano a divorare territorio, a volte legalmente a volte aggirando le leggi, altre volte ancora, si cambiano le leggi per cementificare legalmente. Da Nord a Sud la situazione è sempre la stessa: la città, anche se la popolazione non cresce o cresce di poco, si sviluppa mangiando terreni agricoli, che se producono agricoltura o sono “semplicemente” paesaggio valgono poco. Se invece si decide di costruirci sopra, valgono di più, secondo un mero e semplicistico calcolo economico (e così all’improvviso la vita costa di più: case, affitti, cibo). Grandi proprietari, costruttori e amministratori lo sanno. Così i Comuni per far cassa sempre più spesso cambiano destinazione d’uso e cedono pezzi di territorio urbano non edificato – magari un tempo destinato a diventare verde pubblico – a progetti di edificazione gestiti da privati, in cambio degli oneri d’urbanizzazione.
Generalmente gli iter urbanistici sono molto lunghi. Non conviene all’amministratore investire troppe risorse in un disegno urbanistico complesso che si realizzerà a mandato scaduto. E’ molto più semplice assecondare i progetti di chi ha interesse ad edificare – costruttori e proprietari – che spesso sono la stessa entità, di fatto abdicando, come ente pubblico a progettare la città e a tutelare l’interesse collettivo.
Il Comune di Padova è stato pienamente dentro queste tendenza: “Il Danno” approfondisce in particolare le significative vicende che vedono amministrazioni di colore politico opposto ma in continuità tra loro, tra il 1999 e il 2009 redarre una grande Variante al Piano Regolatore Generale. Circa due milioni e duecentomila mc di nuova edificabilità che si sommano alla capacità insediativa residua del Piano regolatore stimata in altri un milione e quattrocentomila mc. E senza che vi sia un reale fabbisogno abitativo che le giustifichi. Un´operazione che ha compromesso l´unitarietà dei sette grandi cunei verdi previsti dall’originario Piano Regolatore, permettendone l´edificazione. Insomma verde a spezzatino e tanto cemento in più, alla Guizza, nel quartiere Canestrini, a Ponte di Brenta, nell’area del Basso Isonzo, per fare i principali esempi.
Via libera dunque a mattone e cemento, addio agli ultimi spazi verdi di Padova: la chiamano politica del fare, ma dovrebbero chiamarla politica del far soldi e palazzine. Come se soddisfare i diritti dei cittadini che attendono da decenni di vedere realizzate la rete ecologica cittadina non fosse azione concreta e meritoria. Non a caso solo il 2% degli investimenti in opere pubbliche del Comune è dedicato al verde.
Si può ancora cambiare rotta: il problema dei cambiamenti climatici, il risanamento della qualità dell´aria nelle città sono oggi una sfida a tutta la politica. La partecipazione dei cittadini alle scelte urbanistiche può in questo senso vigilare sulla razionalità delle strade intraprese, a patto che sia messa nelle condizioni di esprimere una visione complessiva del disegno di sviluppo della città e che la politica tenga seriamente in considerazione le indicazioni espresse dai percorsi partecipati.
A cura di Sandro Ginestri e Lucio Passi – Legambiente Padova