Iris un fiore tra il cemento

Iris è il nome di un fiore, ma anche di un parco tra i più frequentati di Padova. Iris è anche il nome di un Comitato di cittadini che vuole ampliare questo parco e quindi impedire la cementificazione dell’area contigua. Non è la realizzazione di un sogno, ma la pretesa che sia rispettato un progetto da decenni programmato e annunciato.
Questo pezzo di territorio in questione, raccolto nella parte terminale di via Canestrini e via Forcellini, proteso verso il lungargine Scaricatore, è uno degli ultimi cunei verdi rimasti a Padova, oasi di verde e di pace all’interno della città congestionata, utili per difenderci dall’inquinamento e dall’eccesso di traffico.
L’amministrazione di centro-destra, con una variante al piano regolatore (la “variante Riccoboni”), avvallò un’operazione speculativa: i terreni agricoli una volta acquistati da nuovi proprietari, vengono poi proposti come edificabili. Un affare appetitoso, non c’è dubbio, e l’interesse di pochi rischia di vanificare la necessità di verde di un’ampia collettività. Già oggi, grazie a procedure semplificate per l’edilizia residenziale pubblica, stanno sorgendo sull’area 6 palazzoni che accoglieranno 135 alloggi.
L’attuale amministrazione di centro-sinistra, in campagna elettorale, promise la revoca di quella variante o, se questo fosse risultato impossibile, la tutela per lo meno delle aree non ancora edificate. Ecco quindi la “variante Mariani”, assessore all’urbanistica in carica, che abbassa l’indice di edificabilità della zona da 0.30 a 0.25.
Questo a noi sembra un ritocco, non certo una drastica riduzione o eliminazione dell’edificabilita. Si rendono infatti comunque edificabili i terreni e il verde pubblico viene ridotto a un giardinetto stretto tra le future costruzioni!
Interpellati in proposito, alcuni amministratori e lo stesso Sindaco spiegano l’impossibilità di più incisivi interventi. Le loro argomentazioni possono così essere riassunte:
1) una sentenza della Corte Costituzionale stabilisce che il vincolo di destinazione urbanistica legato a un terreno può durare al massimo dieci anni, scaduti i quali si corre il rischio che i proprietari avanzino pretese edificatorie;
2) gli indici di edificabilità sono stati ridotti di poco per evitare eventuali azioni legali da parte dei proprietari che potrebbero ritenersi lesi nel loro diritto di costruire;
3) non è economicamente sensato procedere oggi all’esproprio dei terreni in oggetto perché, in quanto edificabili, hanno un costo eccessivamente elevato.
Senonché queste spiegazioni non ci convincono e non convincono nemmeno quegli urbanisti e avvocati che nel frattempo abbiamo interpellato. E le ragioni sono le seguenti:
1) se un vincolo urbanistico è decaduto, spetta comunque al Comune, e non ai proprietari, definire la destinazione di quei terreni;
2) finché un piano regolatore (o la sua variante) non viene approvato dalla Regione, i proprietari dei terreni non acquisiscono alcun diritto di edificazione e non si giustificano quindi loro eventuali azioni legali;
3) ne consegue che l’area di cui parliamo giuridicamente è ancora vincolata al verde, cioè non edificabile, e se questa amministrazione ritirasse la propria variante presentata all’ente regionale, il terreno ancora libero da costruzioni potrebbe essere tranquillamente destinato ad un vero e consistente ampliamento del parco esistente.
Ci troviamo quindi di fronte a due letture giuridiche opposte sul possibile destino di questo territorio. In questi casi viene utile un confronto e un approfondimento della questione, purché si agisca senza compromettere entrambe le soluzioni.
A nostro parere si rende a tal fine necessario:
a) il ritiro della variante presentata alla Regione
b) attendere la predisposizione del nuovo Piano di Assetto Territoriale.

In caso contrario, la questione da giuridica si fa politica. Ci si dovrà spiegare per quale ragione si è voluto a tutti i costi edificare, quali eventuali intese sconosciute agli elettori erano state raggiunte, quali interessi si preferisce tutelare. Alcune voci circolano in proposito, ma per il momento le consideriamo solo pettegolezzi!

Il Comitato Iris