Si è conclusa in questi giorni, con la presentazione da parte dell’Assessorato all’Urbanistica della Bozza di Documento preliminare, la prima fase del processo di elaborazione del nuovo Piano di Assetto del Territorio (PAT) del Comune di Padova, quello che in altre Regioni viene definito il Piano strategico della città.
Pur avendo ancora un valore prevalentemente metodologico e di indirizzo, il Documento Preliminare, predisposto dagli architetti Piergiorgio Vitillo e Federico Oliva, fornisce un interessante quadro generale di riferimento per la prosecuzione dei lavori d’indagine e di progetto ed inizia positivamente ad entrare nel merito di alcune questioni di fondo propedeutiche alle fondamentali scelte di piano, riprendendo nella sostanza larga parte dei contenuti espressi dal documento di sintesi elaborato nei mesi scorsi dal Forum di Agenda 21 con la partecipazione di numerose forze sociali, associazioni ambientaliste e di categoria.
In particolare il Documento Programmatico riafferma la centralità dei percorsi partecipativi per la costruzione del piano e la necessità che il Quadro Conoscitivo in corso di formazione sia ispirato al principio della trasparenza e pertanto che i dati, una volta raccolti, verificati e aggiornati, siano resi leggibili anche graficamente in modo semplice e chiaro e messi a disposizione del pubblico.
Nella focalizzazione delle principali scelte strategiche che dovranno caratterizzare il piano (formazione della rete ecologica e del sistema dei parchi urbani e periurbani, valorizzazione dell’agricoltura, sistema infrastrutturale che privilegi il trasporto collettivo su ferro e che sia di guida per la formazione di nuove polarità urbane, sistema dei grandi servizi urbani, individuazione di ambiti territoriali omogenei nei quali costruire progetti partecipati per una nuova qualità urbana, riconversione produttiva ed ecologica della zona industriale di vecchia e di più recente formazione, integrazione del sistema universitario con la vita e dei servizi finalizzati alla popolazione urbana, riorganizzazione ed eventuale rilocalizzazione del sistema sanitario, ecc.) si è in diversi casi avanzata l’ipotesi di possibili scenari alternativi che dovranno essere sottoposti ad un approfondito dibattito collettivo e ad una corretta valutazione delle interconnessioni esistent i – in termini di traffico indotto, accessibilità ai servizi, relazioni sociali, consumo di risorse territoriali ed energetiche, inquinamento, …- con i molteplici aspetti della vita comunitaria e del metabolismo dell’organismo urbano.
Un importante punto del Documento Programmatico è inoltre quello in cui si avanza esplicitamente l’ipotesi di rivedere la recente Variante ai Servizi (ancora in corso di approvazione da parte della Regione Veneto e che – com’è noto – noi di Legambiente, e non solo noi, abbiamo duramente contestato in fase di adozione) utilizzando gli strumenti della compensazione urbanistica e dei crediti edilizi, introdotti dalla nuova Legge Urbanistica Regionale, per recuperare integralmente a fini ambientali alcune aree strategiche per la formazione di un organico sistema del verde (ad esempio Parco del Basso Isonzo –ndr), delocalizzandone le volumetrie oggi consentite dagli indici di perequazione.
Ciò premesso è comunque essenziale essere coscienti del fatto che il percorso sin qui fatto è solo l’inizio di un processo ancora molto lungo, i cui esiti non sono affatto scontati. Il lavoro del Forum di Agenda 21 è stato utile per avviare un primo, serrato confronto culturale e politico tra associazioni e forze sociali di diversa provenienza ed orientamento e soprattutto per far emergere i bisogni e le attese delle diverse componenti della nostra comunità, ma non è ancora pervenuto ad un sufficiente grado di elaborazione e di proposta, anche perché per molte problematiche e settori d’intervento del tutto carente è stata la base informativa fornita dall’Amministrazione.
Ritengo dunque fondamentale che lo stesso Documento Programmatico venga – prima della sua approvazione in Giunta – integrato con una chiara precisazione delle metodologie, delle fasi e degli strumenti che dovranno da qui in avanti caratterizzare il processo partecipativo. Ad iniziare dall’esplicitazione dell’assoluta necessità che si dia vita – in una sede centrale appositamente attrezzata, ad esempio Palazzo Angeli in Prato della Valle – un Ufficio del Piano / Urban Center in grado di garantire l’effettiva trasparenza del processo di raccolta ed elaborazione dei dati: un processo che dovrà riguardare tutto il territorio della Grande Padova (e quindi il PATI – Piano di Assetto Territoriale Intercomunale) e non esclusivamente quello (come sin qui è avvenuto) del solo Comune di Padova. Un luogo che deve divenire al più presto punto di incontro e di confronto permanente aperto alle associazioni ed ai cittadini e nel quale – previa la predisposizione di appositi rapporti scritti – si avvii il dibattito pubblico su almeno alcune delle tematiche chiave per lo sviluppo sostenibile della nostra città: tendenze demografiche, occupazionali e sociali, problemi della casa e dell’immigrazione; salvagua rdia e valorizzazione dei beni culturali e del paesaggio, salvaguardia idraulica, mobilità comprensoriale, sistema dei trasporti ed accessibilità ai servizi, piano energetico, smaltimento e riciclaggio dei rifiuti urbani ed industriali, lotta all’inquinamento ed al rumore, calcolo dell’impronta ecologica, ruolo del centro storico, policentrismo urbano e localizzazione dei servizi, ecc.
Anche il capitolo che il Documento Preliminare dedica alla VAS – Valutazione ambientale strategica dev’essere a mio avviso integrato, accentuando la necessità di un più stretto coordinamento tra i diversi piani che oggi regolano la vita della città (non solo piani territoriali, urbanistici e del traffico, ma anche piani di settore: Piano Energetico, Piano del Rumore, Piano d’Azione Ambientale di Agenda 21, Piano di smaltimento dei rifiuti, ecc.) e quindi di una visione olistica delle diverse problematiche, ma soprattutto affermando la necessità che la VAS utilizzi una gamma di indicatori ambientali e sociali preventivamente elaborati e condivisi attraverso un reale processo partecipativo. E’ questa infatti una condizione essenziale per far sì che nella fase successiva, quella degli scenari alternativi e delle scelte, il processo decisionale sia effettivamente trasparente (basato su motivazioni verificabili ed evidenti) e che nella fase di gestione del piano sia possibile monitorarne gli effetti reali sulla qualità e sostenibilità della vita cittadina, provvedendo – se necessario – in tempo reale alle eventuali correzioni di rotta
Sergio Lironi, Presidente Legambiente Padova