La richiesta pervenuta allo Sportello Nazionale Anffas onlus per l’inclusione scolastica da parte di Ecopolis ci è sembrata un’occasione da non perdere. Infatti, non spesso, ci viene chiesto cosa accade in materia di integrazione scolastica, continuamente, riceviamo segnalazioni da genitori e operatori dalle nostre sedi Anffas nel Veneto e dalle altre sedi presenti su tutto il territorio nazionale, di situazioni che mettono in evidenza disfunzioni di vario genere: assenza di personale specializzato, discontinuità delle nomine, burocratizzazione delle procedure, mancanza di collaborazione tra istituzioni: enti locali, sanità, scuola, famiglie. A Padova i tagli hanno avuto ripercussioni non solo nell’assegnazione degli insegnanti di sostegno ma anche del personale da anni utilizzato per il funzionamento del centro Dari. E’ questo un luogo di documentazione e formazione istituito, dopo anni di lavoro che ne avevano evidenziato la rilevanza, dal Provveditorato, unitamente al Comune e alla Provincia. il centro raccoglie e rende fruibile la documentazione relativa alla ricca esperienza locale nonchè i testi di cui si è dotata nel corso degli anni e personale esperto per la consulenza e per l’organizzazione e gestione di momenti formativi.
Come nel resto del paese i genitori e le scuole operano in situazioni di difficoltà e, talvolta, l’idea che gli alunni disabili, gravi o meno e di diverse età, debbano frequentare la scuola di tutti, in alcune situazioni mostra qualche crepa determinata dalle preoccupazioni e dalle difficoltà delle famiglie riguardo alla mancanza di personale qualificato, l’inadeguata accoglienza delle richieste e dei bisogni, l’incertezza sull’esito del percorso di integrazione. Tutte queste preoccupazioni sono vissute, ancora, nonostante la presenza di molte e diverse associazioni, nell’isolamento e nel silenzio.
Sul tema del silenzio volevamo soffermarci perché ci sembra che, in questo particolare momento, assuma un valore e un significato particolare e determinante per il buon esito dei percorsi. Infatti si ha la sensazione che il tema dell’inclusione dei disabili sia poco di attualità, soverchiato da quello del “bullismo” o degli “extracomunitari” di cui si occupa la cronaca e attorno ai quali si concentrano sia le discussioni che le poche risorse straordinarie. Invece, l’inclusione dei disabili, come di tutte le “differenze”, richiede una cultura particolare, un costante richiamo alla legislazione vigente che consolidi atteggiamenti positivi e interventi adeguati più o meno complessi e difficili perché da problema si trasformi in risorsa, utile non solo alle persone che ne sono portatori, ma a tutti. Infatti, dove i percorsi di inclusione funzionano, a Padova come altrove, non è tanto per sovrabbondanza di “mezzi” quanto piuttosto perché si riesce a realizzare una attenta lettura e applicazione delle norme esistenti. Ciò crea un particolare clima di condivisione e di partecipazione che di fatto moltiplica le risorse, permette il riconoscimento di opportunità, attiva strategie utili alla soluzione dei problemi.
In questi anni diversi governi si sono succeduti e tutti sono stati impegnati a realizzare riforme rivolte a tutta la popolazione scolastica. Nessuno si è fatto carico di entrare nel merito dei temi dell’integrazione rimasta legata alla legge 104 del 1992. In quegli anni tale legge era intervenuta non solo in ambito scolastico, ma nel più ampio contesto sociale, dando risposte ai diversi bisogni emergenti in tutto l’arco della vita delle persone disabili.
Nella confusione dei cambiamenti il silenzio in materia di integrazione alcune volte ci è sembrato un segnale positivo perché confermava le esperienze che intanto, in alcuni luoghi, si realizzavano con successo. Dobbiamo invece riconoscere che questo ha determinato ulteriori difficoltà: assenza di iniziative in materia; continua contrazione della spesa scolastica con ricadute sull’aumento del numero di alunni per insegnante; impoverimento morale, professionale ed economico del ruolo docente; svalutazione della qualità della scuola italiana incapace di evidenziare oltre ai propri problemi le peculiarità e i meriti. Infine, sembra che si sia riscoperto il criterio della selezione come risolutivo della complessità della valutazione dei percorsi di istruzione e formazione.
Oggi sulla situazione dell’ ”inclusione” disponiamo di alcuni dati interessanti elaborati dall’Invalsi, lo stesso orientamento internazionale ha accolto, riconosciuto e proposto l’integrazione come principio e metodo da attuare e il patrimonio di conoscenze pedagogico-didattiche si è ampliato e arricchito di ricerche e contributi qualificati. Nonostante tutto ciò, il grado e il livello delle difficoltà che si incontrano riguardano gli ambiti sia organizzativo-pedagogico sia politico socio-sanitario. Si tratta inoltre di difficoltà che appaiono non sempre oggettive come potrebbe essere la gravità della disabilità o come potrebbe essere il trasferire le esperienze dal contesto scolastico più protetto a quello del lavoro o della vita adulta.
Con questo intervento vorremmo ricordare che l’accoglienza degli alunni disabili nei diversi ordini e gradi della scuola, richiede un intervento didattico-educativo ed organizzativo coerente con le finalità generali dell’educazione e costante nella scelta delle metodologie e dei criteri valutativi.
Sul piano socio-sanitario le diverse procedure attuate dalle istituzioni preposte regolate da norme regionali e locali, non possono essere in contrasto con lo spirito delle norme nazionali e necessitano della conoscenza e della partecipazione da parte delle famiglie. Infine, ma non ultimo, il diverso modo di intendere e realizzare le professionalità e i ruoli delle persone coinvolte superano le appartenenze e gli orientamenti politici sulla base della condivisione e del rispetto di ogni individuo.
Paola Rallo e Roberto Ricciardi – Anffas
Lilia Manganaro – Responsabile Naz. Integrazione Scolastica Anffas