LA SICCITà EMIGRATA AL NORD: AGRICOLTURA IN PERICOLO E RISCHIO BLACK-OUT

Legambiente:”Il clima non aiuta ma l’assenza di serie politiche idriche è’ la vera causa dell’emergenza”
E’ vero, i cambiamenti climatici in atto stanno causando una drastica riduzione delle riserve ghiacciate ma se con la prima ondata di caldo siamo subito all’emergenza le cause vanno ricercate altrove”. Così ha commentato Roberto Della Seta, presidente di Legambiente, la grave crisi idrica che sta investendo soprattutto il nord Italia. In un Paese che conosce l’emergenza sete un’estate sì e l’altra pure, infatti, c’èun uso dissennato delle risorse: solo il 19% dell’acqua buona, da bere, va agli usi idropotabili; gli impianti per la produzione di energia ne bevono inutilmente il 14%, le industrie un altro 19% e l’agricoltura addirittura circa la metà, il 48%. A questo dato si affiancano gli sprechi. Sprechi d’acqua (le perdite di rete sfiorano in Italia il 30% con punte di circa il 40% in Sardegna), sprechi di denaro (1 miliardo e 660 milioni di euro spesi mediamente ogni anno in infrastrutture idriche senza sostanziali miglioramenti), gravi sospetti di illegalità.
“In Italia troppo spesso tendiamo a reagire piuttosto che ad agire– ha dichiarato Roberto Della Seta presidente di Legambiente -: c’è voluto il black-out per invitare al risparmio energetico; c’è voluto il Po ridotto ad un rigagnolo per sentire dire che l’acqua va gestita oculatamente. Sarebbe bene invertire questa sequenza. La Protezione Civile deve continuare, con la collaborazione dei ministeri competenti e degli enti locali, nell’ottimo lavoro svolto in queste ultime settimane, ma non si può pensare che si possa fare carico anche delle politiche idriche. E’ tempo – continua Della Seta – che nella gestione dell’acqua si passi dalla pianificazione dell’offerta a quella della domanda: bisogna ridurre i consumi, gli sprechi ed i prelievi illegali, e arrivare a pensare l’acqua come un bene comune e limitato perché si possa dare una soluzione duratura ai problemi di approvvigionamento”.
La nostra società si fonda sull’assunto di una disponibilità illimitata d’acqua: occorre invece creare una cultura delle risorse ambientali scarse ed irregolari, in cui questa scarsità non sia determinata solo dalla reale assenza delle risorse, ma anche e soprattutto dall’opportunità di conservarle alle future generazioni riducendo l’impatto socioeconomico ed ecologico dei prelievi. Per dare un taglio agli sprechi saranno decisivi gli interventi sulla rete: un’età media delle tubature che si aggira tra i 25 e 40 anni, insieme al pessimo stato di manutenzione (gli investimenti nelle risorse idriche dagli anni ’80 da oggi sono diminuiti del 70%), ne fanno un vero colabrodo. Altra tappa decisiva verso il contenimento dei consumi è larazionalizzazione dell’agricoltura – di gran lunga la causa maggiore di consumo di acqua in Italia: è necessario introdurre tecnologie irrigue meno idroesigenti (come l’aspersione, e l’irrigazione localizzata) abbandonando pratiche altamente dispersive come la canalizzazione a pelo libero. Ad aumentare l’incidenza di queste soluzioni è opportuno inoltre potenziare il riciclo delle acque reflue ed estenderlo a settori d’impiego sempre più numerosi. Non ultimo il risparmio energetico.”L’energia è il centro nevralgico dello sviluppo, – ha concluso Della Seta – ma anche uno dei principali fattori che influenzano i mutamenti climatici e gli equilibri politico-economici del pianeta: non è perciò pensabile rimandare oltre una gestione planetaria, democratica e sostenibile delle fonti energetiche”.