Rispetto alle reazioni emotive e sociali legate a tragici fatti di cronaca chi come noi si occupa di cultura e promozione sociale ha il dovere di chiedersi se i percorsi culturali che richiedono tempi molto lunghi possono essere deterrente alle reazioni emotive che hanno invece tempi molto brevi ed effetti immediati….
Queste sono le domande che nascono spontanee leggendo gli articoli sulla stampa locale di questi giorni.
Infatti una lettura comparativa così semplificata tra politiche di destra e sinistra non ci aiuta. E’ come voler guardare la realtà con occhiali non idonei al nuovo stato della nostra miopia. Tempi, ideologie, cultura garantista, ecc. tutti aspetti che non tengono conto di due elementi fondamentali che stanno scardinando qualsiasi idea di convivenza nelle aree metropolitane. In primis il numero dei migranti di etnie diverse presenti sul nostro territorio. L’aggettivo “diverse” mai ha avuto un senso così profondo, in quanto comporta risposte sul piano culturale, sociale, religioso, legale necessariamente complesse, anche per la percezione che i soggetti stessi interessati ne hanno. Un numero destinato a crescere paurosamente se aggiungiamo gli esodi epocali, visto il nulla che stiamo facendo per l’ambiente, di profughi ambientali (vedi disastri nell’est asiatico e africa ). Secondo la velocità che impedisce nel breve periodo qualsiasi percorso di integrazione. Come si può pensare di leggere fenomeni di questo genere con lo stesso approccio anche solo di tre o quattro anni fa?
Si ha quindi l’impressione che si confonda in maniera macroscopica e pericolosa l’integrazione con la convivenza. L’integrazione è un processo complesso che ha bisogno di tempo, di investimenti consistenti di risorse che dovranno essere sottratte a qualcos’altro e quindi scelte politiche difficili, la convivenza comporta un qui e adesso che ha bisogno di regole certe, se no scatta quel conflitto tra cultura e emozioni che investe anche le persone più attrezzate dal punto di vista solidale, mettendoci nella condizione di avere reazioni da….TOPI.
Non può rientrare tra i compiti di un Sindaco risolvere a livello locale problemi epocali, anche per gli strumenti che un’amministrazione ha a disposizione! Bene fanno i ministri Amato e Ferrero a pensare ad accordi con i paesi di provenienza per un contenimento degli arrivi. Anche se sentiamo la necessità quantomeno di una politica europea su questi temi. Nel frattempo, sarebbe utile smettere tutti di continuare a ragionare a livello locale dentro stereotipi vecchi a fronte di problemi nuovi. Non giova a nessuno, né in primis alle persone deboli che per noi sono i cittadini italiani che subiscono soprusi o violenze, né ai cittadini stranieri che cercano la loro via di riscatto dalla miseria o dai conflitti.
Su questi temi sentiamo invece sempre più la mancanza di proposte, dopo la fase della denuncia sempre molto partecipata. Per fare la nostra parte, lanciamo una proposta sicuramente da discutere, ma non ne abbiamo sentite altre. Potrebbe essere convocato un tavolo Emergenza Solidale a cui invitare le tante organizzazioni sociali, sindacali, associative, i comitati che hanno a cuore la convivenza e l’integrazione, ma anche i media locali (perché questo sforzo ha bisogno di tutte le energie) di cui questa città è ricca e pensare insieme a delle proposte, per trovare un “governo condiviso” del fenomeno a partire anche dai piccoli provvedimenti, in attesa di provvedimenti più “pensati e strutturati”. Un tavolo dove misurare la nostra volontà di partecipazione quando non ci sono fondi da spartire o progetti da finanziare, ma id ee da mettere generosamente in campo per risolvere i problemi di tutti.
La politica ci piace misurarla sulla generosità e disponibilità delle idee e proposte, non sulla denuncia o la rabbia dentro a un’analisi che non mette mai insieme i mezzi con i fini. Oggi, per noi tutti l’obiettivo prioritario deve essere quello di togliere terreno alle reazioni emotive dell’uomo-topoche il numero e la velocità dei fenomeni stanno pericolosamente già determinando in alcune fasce della popolazione, purtroppo alimentate o promosse da una cultura della sopraffazione da parte di forze, forse non tutte consapevoli, che stanno soffiando su un incendio di dimensioni epocali, in cui è difficile vedere vincitori, di sicuro non i deboli. Siano essi italiani o stranieri!
Marina Bastianello – Presidente ARCI Padova