Venerdì 7 marzo, nella sala consiliare di Palazzo Moroni, è stato presentato il lavoro svolto dai quartieri per la stesura del Piano di Assetto del Territorio (PAT), che sostituirà tra non molto il vecchio piano regolatore. I rappresentanti delle varie circoscrizioni hanno illustrato la metodologia utilizzata per coinvolgere la popolazione nello studio, a livello locale, del nuovo strumento urbanistico. Ogni circoscrizione, infatti, era stata lasciata libera di organizzare il proprio percorso partecipativo sulla base di alcune linee guida di carattere generale, riguardanti gli obiettivi, le azioni ed i tempi della partecipazione. Nonostante questa mancanza di regia unitaria, i quartieri hanno svolto un buon lavoro e le osservazioni e le proposte che sono uscite dai tavoli della partecipazione sono state giudicate molto positivamente dal settore urbanistica.
Non sono mancate, comunque, alcune ombre quali la mancanza del contributo del quartiere n. 6 Brentelle, che ha deciso di non attivare nessun percorso partecipativo, ed alcune scelte non omogenee, relative soprattutto al sistema insediativo ed allo sviluppo delle centralità, dovute al fatto che gli incaricati della pianificazione non hanno prefigurato, prima di avviare la partecipazione, i diversi possibili modelli della Padova del futuro.
Dalle successive relazioni e dal dibattito è emersa, inoltre, la preoccupazione che alcune delle principali proposte avanzate dai quartieri, ed inserite nel PAT, possano non trovare, nei fatti, concreta attuazione. È stato, infatti, affermato che il Piano di Assetto Territoriale non pone vincoli immediati rispetto al vigente piano regolatore, ma delinea le linee guida della trasformazione del territorio. Sarà compito poi del Piano degli Interventi, il cosiddetto Piano del Sindaco, dare attuazione alle strategie del PAT, indicando come e dove intervenire.
Questo significa che fino all’approvazione del Piano degli Interventi la città continuerà a svilupparsi secondo le previsioni del vecchio piano regolatore, con la conseguenza che l’esecuzione dei corposi interventi che incombono sulla città comprometterà molte delle proposte che i quartieri hanno avanzato per il loro territorio. È il caso, ad esempio, del traffico di attraversamento, che i quartieri vorrebbero ridurre drasticamente, ma che la realizzazione di grandi parcheggi a ridosso del centro storico, di fatto, andrà ad incentivare. È anche il caso dei cunei verdi, che i quartieri vogliono preservare ma che la variante al PRG, approvata alla fine del 2006, assoggetta al sistema perequativo, che consente, all’interno di queste aree, una certa capacità edificatoria.
L’assessore all’urbanistica assicura che attraverso i piani guida si potrà limitare l’impatto di questa nuova edificazione ed ottenere i vantaggi della cessione gratuita delle aree da attrezzare a parco.
Sarà anche vero, ma si possono fare scelte migliori, quali quella di realizzare la perequazione ad arcipelago, che consente di trasferire il volume da una zona ad un’altra, salvando integralmente gli ambiti di pregio ambientale. Oppure applicare il sistema dei crediti edilizi, che conferma il diritto edificatorio ma prevede che sia esercitato in ambiti stabiliti dal comune, dove i nuovi volumi hanno maggior ragione d’essere. Per attuare queste “scelte migliori” è necessario però che il comune stabilisca le modalità per applicare i crediti edilizi e la perequazione ad arcipelago. Finché ciò non sarà stato fatto è opportuno adottare, almeno in alcuni ambiti o per alcune tipologie di intervento, una moratoria dello sviluppo edilizio della città, al fine di non compromettere il territorio e vanificare le proposte dei quartieri.</ p>
Lorenzo Cabrelle – Direttivo Legambiente Padova