L’OZONO HA DOPPIATO IL LIMITE DI LEGGE ANNUALE

LEGAMBIENTE: “IL MICIDIALE COCKTAIL  ISOLE DI CALORE E OZONO AGGRAVA I DANNI ALLA NOSTRA SALUTE PROVOCATI DA ESTATI SEMPRE PIÙ CALDE

L’OZONO FA CINQUANTA

Dall’11 agosto l’Ozono ogni giorno ha superato il limite di legge che è di 120 microgrammi per metro cubo. Ieri l’inquinante ha doppiato i giorni di sforamento consentiti in un anno – dichiara Lucio Passi, responsabile delle politiche antismog di Legambiente Padova.  Il 24 agosto sono stati registrati dalla stazione di rilevamento Arpav della Mandria, rappresentativa della media cittadina,  ben  50 superamenti. Seguono la centralina di via Carli, con 46 superamenti e quella di via Internato Ignoto con 42. L’Ozono si forma quando alcuni inquinanti prodotti principalmente dai processi di combustione, come il traffico, reagiscono dall’intensa luce solare: infatti l’inquinante funesta i mesi estivi.  

Ad aggravare la situazione nelle aree urbane è sempre più diffuso e frequente il fenomeno delle “Isole di calore”, che insieme all’alta pressione atmosferica rallenta la dispersione dell’Ozono. D’estate, al di sopra delle città ristagna una cappa d’aria surriscaldata di non più di 200-300 metri di spessore, una vera e propria isola di calore che si forma grazie al maggiore assorbimento di energia solare garantito da asfalto, calcestruzzo, mattoni e cemento. L’aria immobile dell’isola di calore e il tappo dell’alta pressione intrappola l’inquinante che così resta più a lungo nell’aria che respiriamo.

 

EVIDENZE SCIENTIFICHE

Non è più la sola Legambiente a rilanciare questo allarme: nei giorni scorsi abbiamo letto con interesse i risultati della ricerca pubblicata dal Centro Studi Jean Monnet sulla Giustizia Climatica dell’Università di Padova, che ha approfondito la correlazione tra le alte temperature e le aree maggiormente edificate. Non solo: recentemente il Ministero della Salute ha pubblicato e diffuso le nuove “Linee di indirizzo su calore e inquinamento atmosferico”, il documento è stato aggiornato con l’inserimento di nuove sezioni specifiche sulla necessità di mitigare gli effetti delle isole di calore e dell’Ozono attraverso un radicale potenziamento del verde urbano

E’ scientificamente provato  – continua Passi  – che l’isola calore è resa più intensa dalla ridotta estensione  di superfici evaporanti, come prati ed alberi.  E il caso di Padova: in molti rioni o in aree territorialmente più grandi come il centro storico il verde pro capite è al di sotto degli standard urbanistici. Standard comunque troppo bassi perché definiti  quando  la sensibilità ambientale era quasi inesistente ed al verde urbano si assegnava un valore perlopiù ricreativo. 

UN COCKTAIL MICIDIALE

Ozono e ondate di calore, aggravate dal fenomeno delle isole di calore urbane, sono un cocktail micidiale, perché entrambe colpiscono le fasce più fragili dei cittadini: soggetti con patologie polmonari e cardiologiche, anziani e bambini, senza dimenticare chi svolge attività lavorativa e fisica all’aperto. Durante le ondate di calore l’ozono aumenta i danni provocati dalle stesse.

UN SISTEMA DEL VERDE URBANO AMPIO, CONTINUATIVO E CAPILLARE

Secondo Legambiente è evidente che la creazione di un ampio, continuativo e capillare sistema del verde dev’essere una priorità per Padova, tra le città italiane con la percentuale di suolo consumato, quasi il 50%. Un sistema che crei nuovi grandi parchi urbani e periurbani collegando attraverso un insieme di reti ecologiche tutte le aree verdi esistenti, aumentando al contempo la superficie urbana dedicata a verde ed alberi.
Nel contrasto a Ozono e isole di calore I risultati migliori si ottengono infatti piantando cinture verdi alberate attorno alle città, ovvero creando parchi periurbani e green belt, da preferire ad una equivalente superficie verde  frammentata, perché movimentano più aria. Tutte le città che hanno una vera cintura verde hanno un clima più favorevole perché in assenza di vento vero e proprio si forma – tra la zona verde, più fresca, e quella cementificata, più calda – un venticello termico capace di diminuire significativamente l’ozono e gli effetti dell’isola di calore. 

Il progetto per la green belt a Padova c’è già, quello per il Parco Agro Paesaggistico Metropolitano tra il Brenta e il Bacchiglione, sottoscritto da Padova e Comuni contermini. Va ripreso subito e implementato. I primi nuovi grandi parchi urbani non possono che sorgere nell’area dell’ex caserma Prandina come e al Basso Isonzo, come chiedono da anni decine di realtà ambientaliste e non solo – conclude Sandro Ginesti, Presidente di Legambiente Padova.