Nei mesi scorsi il Vice Presidente del Consiglio dei Ministri Fini aveva dichiarato: “Ritengo maturi i tempi per discutere di diritto di voto agli immigrati regolari, almeno per le amministrative”.
Lo Statuto della Regione Toscana, da molti citato a sproposito, così recita: “La Regione promuove, nel rispetto dei principi costituzionali, l’estensione del diritto di voto agli immigrati”, mentre lo statuto del Comune di Genova riconosce agli immigrati, regolarmente soggiornanti, il diritto di voto nelle elezioni locali. Infine il Testo unico sull’immigrazione, una legge dello Stato tuttora vigente, afferma che “l’immigrato dopo sei anni di soggiorno regolare ha diritto a partecipare alla vita pubblica locale esercitando anche l’elettorato quando previsto dall’ordinamento”, ciò in armonia con la Convenzione Europea del 2002.
L’Amministrazione Comunale di Padova ci pare in piena coerenza con il progetto di una città che pone al centro valori come l’integrazione e la tolleranza, sembra muoversi sulla scia dei succitati enti locali, invitiamo il Comune di Padova a proseguire con coraggio. Infatti, non vorremmo veder prevalere atteggiamenti xenofobi e di chiusura, magari dettati dalla ricerca del consenso elettorale, che non proseguono di certo sulla strada di quell’integrazione sociale e politica degli immigrati che pure, a parole, tanti dicono di volere.
L’operato della Regione Toscana, le decisioni del Comune di Genova, i programmi dell’Amministrazione Comunale di Padova, rispondono agli indirizzi europei ed alle esigenze vere della evoluzione e della crescita della società italiana.
E’ un passo importante verso la democrazia partecipativa ed in quanto tale non può che trovare la condivisione di una organizzazione come la CGIL.
Certo, in sé il diritto di voto non basta se non accompagnato da politiche dell’immigrazione adeguate ad un fenomeno di proporzioni “globali”.
In ambito locale il ruolo della Province e dei Comuni è preminente nel fissare politiche del territorio attraverso gli strumenti della programmazione e le leve del controllo amministrativo; se manca tale regia allora sì che si scivola nella demagogia o in politiche di stampo paternalista. Per citare alcuni dati, secondo il rapporto 2005 di Veneto Lavoro il numero degli extracomunitari presenti in Veneto dal 1991 ad oggi si è sestuplicato, passando dai 25.000 del 1991 agli attuali 240.000 circa. In provincia di Padova gli stranieri regolarmente soggiornanti sono oltre 50.000 e rappresentano il 4,3 % della popolazione, sempre stando ad un’elaborazione di Veneto Lavoro i lavoratori migranti adulti occupati, nel territorio padovano, sono passati dai 15.578 del 2001 agli oltre 30.000 del 2005.
Dietro gli imponenti movimenti migratori si delinea la necessità di costruire i cittadini di domani; la politica dovrebbe chiedersi: quale sarà il rapporto tra la sempre più numerosa comunità di immigrati nel nostro paese e gli italiani? Quali sono le azioni più idonee per produrre buoni risultati in ordine alla crescita socioeconomica del paese?
Avanza una nuova leva di cittadini di cui abbiamo sempre più bisogno, occorre pianificare per tempo, bandendo ogni tentazione di discriminazione, per perseguire pratiche che pongano al centro alcuni punti:
· l’accoglienza;
· l’accesso alla casa;
· la conoscenza della lingua;
· la formazione professionale e la formazione alla sicurezza;
· i diritti dei minori.
E’ una via difficile? Di sicuro, ma ci pare l’unica percorribile.
Salvatore Livorno, segreteria Provinciale CGIL