Sul fronte ambientale le richieste degli imprenditori al mondo della politica – rappresentate dal governatore Giancarlo Galan e dal senatore Paolo Giaretta- sono sempre quelle: più strade, mani più libere nella gestione dei rifiuti, alta velocità, precarizzazione del lavoro.
L’attacco al mondo ambientalista è stato forte ed ha confuso la sindrome di Nimby con una differente visione dello sviluppo: “Quando si manifesta contro l’alta velocità, il passente di mestre o l’orbitale di Padova, si dice no alla competitività e allo sviluppo, si rinuncia al futuro”. Non sorprende che il nuovo presidente veda solo lacci alla crescita dove noi vediamo opportunità di decrescita, ma che non si possa nemmeno ipotizzare uno sviluppo economico legato alla qualità ambientale anziché al mero consumo del territorio, dell’aria e dell’acqua, non ci sembra un atteggiamento che prende in considerazione anche la responsabilità nei confronti della collettività.
Chiedere un attegiamento consapevole rispetto ai beni comuni forse è chiedere troppo al mondo delle imprese padovane che si sentono rappresentate (come hanno dimostrato gli applausi) da Giancarlo Galan che non perde occasione di analizzare il contesto in cui viviamo come se lui non ne fosse uno dei principali responsabili visto che ci governa da 12 anni. La sua invettiva contro il mondo della scuola che “propina agli studenti l’immagine della fabbrica che inquina anziché sottolineare il valore della cultura imprenditoriale” ha dimostrato ancora una volta il vuoto culturale di una classe politica.
Nessuna voce si è alzata a ricordare che fuori dalla sala gli operai della Magrini Galileo chiedevano un gesto di attenzione,;anzi è apparsa una beffa l’affermazione del neo presidente Peghin: “Diciamo un fermo no ad ogni ipotesi di abrogare, cancellare, superare, cambiare quelle normative che dal pacchetto Treu alla legge Biagi hanno introdotto alcuni principi di flessibilità organizzativa. La verità è che occorre più flessibilità dentro le aziende e sul mercato”.
Peccato che il nuovo presidente abbia voluto affermare la propria forza in maniera brutale, senza ricordarsi che Padova è anche la città in cui il Terzo settore fa impresa, senza accennare alla Responsabilità sociale d’impresa, senza sostenere il valore della soft economy che produce qualità e profitto nel rispetto dell’ambiente e di tutta la società.