L’area del ex Foro Boario è stata da tempo oggetto di progetti di professionisti autorevoli così come di ricerche e workshop universitari. In questi giorni si sta di nuovo dibattendo sulle sue future destinazioni, temi sicuramente centrali rispetto alla questione della mobilità, della crescita edilizia ecc. di questa parte della città. Al di là del dibattito e dei progetti in corso, ci preme ribadire preliminarmente alcuni punti che riteniamo sostanziali:
1- l’inutilità di un nuovo parcheggio che andrebbe a sconvolgere ancora di più la già sovraccaricata circolazione nelle strade limitrofe. Ci si chiede infatti , dal momento che viene tanto propagandato il nuovo tram , perché non si insista maggiormente sul suo utilizzo anche a fini turistici. Non sarebbe male infatti, per una città come Padova, basare il proprio futuro turistico anche su modi innovativi di accesso, utilizzando il parcheggio scambiatore della Guizza come Porta alla città , dotato di un punto informativo ( depliant, informazioni varie ecc.) da dove fare arrivare il turista in centro in modo tranquillo, senza l’incubo di trovare parcheggio, utilizzando il mezzo pubblico, come già succede in tante altre città europee;
2- l’inutilità di un ipotetico albergo-centro congressi che andrebbe a sovraccaricare un’area già congestionata da un punto di vista viabilistico e poco adatta per propria struttura ad ospitare nuove funzioni di grande afflusso. Si pensi inoltre che già la zona della Fiera-Stazione sarà destinata a funzioni simili;
3- il progetto di uno spazio–piazza in cui magari poter inglobare i resti delle fondazioni del vecchio convento un tempo esistente prima della costruzione del Foro Boario. Una piazza come prolungamento del Prato della Valle, una piazza su cui potrebbero affacciarsi bar e servizi commerciali con un’offerta che potrebbe unire lo spritz a momenti di incontro culturali, nonchè il ristorante previsto nel vecchio edificio con spazi ombreggiati dalla vegetazione esistente.
Insomma un insieme di attività di coesione sociale , dalla scala del quartiere a quella urbana e turistica, un’ area che possa essere attraversata , vissuta, abitata dagli abitanti, dagli studenti, dai turisti, cercando di ricreare una vera parte della città e non una macrostruttura di nuovo staccata dalla vita che sta intorno;
4- il progetto di un parco come memoria della città di un tempo, come passeggio lungo l’acqua del vecchio canale Alicorno, prolungamento ideale del sistema di verde storico che, partendo dal giardino Treves, tocca l’Orto Botanico, il Prato della Valle fino a concludersi sul Parco delle mura. Un parco che contenga una pista ciclabile ,fondamentale con l’avvio del tram e percorsi pedonali.
L’esperienza urbanistica di questi anni a Padova ha ampiamente dimostrato che non è affatto necessario riempire di costruzioni ogni spazio vuoto, sopra o sotto terra; che, anzi, i cittadini di Padova quando hanno potuto farlo hanno chiaramente espresso un punto di vista diverso, teso a valorizzare l’esistente, migliorarne la qualità. E visto che si parla tanto di divieti di circolazione per gli autoveicoli privati (e ce n’è veramente bisogno), l’occasione di ripensare il Prato (P come prato, non come park) ci pare ghiotta per liberarlo dalle auto (che, tra l’altro, si muoveranno in un’area già ridotta dal percorso del tram).