Legambiente di Padova prende posizione contro l’Orbitale. Il Grande raccordo stradale stringerà la città e i comuni vicini in una pericolosa morsa inquinante e aprirà la strada ad una progressiva “colonizzazione” dei territori rurali residui. Ma quel che più preoccupa è l’effettiva inutilità dell’opera. L’Orbitale, infatti, è una scelta solo apparentemente giustificata dalla congestione del traffico; in realtà essa è profondamente sbagliata perché non coglie il nesso causale del traffico stesso, bensì ne individua gli effetti scambiandoli per fenomeno strutturale. Sarà dunque proprio vero che l’Orbitale favorirà una sicura e agevole mobilità di persone e merci? Non sarà invece che velocizzando i flussi di traffico ed ampliando le possibilità di spostamento, s’innescherà l’effetto contrario incrementando sensibilmente gli stessi flussi e quindi la necessità di fare altre nuove strade? L’esperienza rende palese che ogni anulare e tangenziale ad andamento chiuso ha effetti validi solo per tre-cinque anni e poi diventa elemento d’attrazione e costituisce una morsa in cui si rinserra il territorio peggiorandone le dinamiche.
Ma sono possibile le alternative all’orbitale? “Certo” ci dice Gabriele Righetto, urbanista, di Legambiente Padova- “Solo una parte limitata dei circa 900 mila spostamenti veicolari al giorno che caratterizza la città metropolitana “densa” (Padova più cintura) ha come destinazione la parte centrale della città; la gran parte di essi infatti è interessata solo all’attraversamento e mira per lo più a giungere in altre aree urbane o in altre regioni se non fosse impropriamente attratta o costretta all’attraversamento urbano. Se ad esempio si intercettasse il traffico 15 Km prima della città densa e lo si facesse transitare trasversalmente in aree di territorio aperto recuperando anche tratti di viabilità secondaria esistente, esso non interesserà più i contesti urbani interni ma solo ambiti già in parte compromessi e già dotati di potenziali risorse viarie preesistenti e non genererà le attese di edificazione tipiche delle periferie urbane.”
A corollario, secondo Legambiente, è necessario realizzare una rete di trasporto pubblico estesa, capillare, efficace ed efficiente insieme ad una coerente politica di limitazione e moderazione del traffico privato, attuare piste ciclabili, dotare le aree residenziali periferiche ed i comuni della cintura urbana di aree naturali protette, difendere l’identità dei luoghi ed il diritto di ogni genitore di garantire ai propri figli un livello sostenibile di vita futura: in poche parole ripensare al modello di sviluppo urbanistico ed economico attuale e proiettarlo concretamente verso nuovi orizzonti di sostenibilità ambientale.