Il limite di attenzione è 180 microgrammi per metro cubo d’aria, ma ieri l’ozono era a 181 a Cittadella, 184 a Este, 195 a Monselice, 234 a Padova, cioè ha superato il limite in 5 delle 6 centraline che ARPAV disloca in provincia. Il fenomeno è ancor più preoccupante se si considera anche che le due centraline in cui ARAPV monitora le micopolveri (PM10) segnalano un ampio superamento del limite di legge, che è di 50 microgrammi per metro cubo d’aria: in quella della Mandria si arriva a 60 e all’Arcella a 65.
Legambiente avverte: l’ozono urbano via via si diffonde in aree più periferiche o in campagna dove la ridotta presenza di inquinanti riducenti (come il monossido di azoto) rende l’ozono più stabile. La concentrazione può quindi rimanere alta per lunghi periodi e raggiungere anche dei picchi in aree impensabili come, ad esempio, in campagna o nei parchi cittadini. In queste condizioni bisogna evitare, soprattutto bambini ed anziani, prolungate esposizioni all’aperto nelle ore più calde della giornata e bisogna ridurre al minimo lo svolgimento di attività fisiche affaticanti (lavori all’aperto, podismo, attività sportive in genere) perchè comportano un aumento dell’impegno respiratorio.
L’ozono non è una calamità naturale, è prodotto dai tubi di scappamento. Aggrava l’asma e altre patologie respiratorie, aggrava le malattie croniche del polmone, quali enfisemi e bronchiti, provocare l’infiammazione del sottile strato di cellule che riveste le vie respiratorie. Quest’effetto è stato paragonato a quello di una scottatura da raggi solari sulla pelle. E se succede frequentemente vi possono essere dei danni a lungo termine. E’ preoccupante poi la compresenza, nello stesso periodo di Ozono e Pm10 per le ricadute sulla salute dei cittadini: infatti i due inquinanti sono sinergici e si amplificano portando anche a complicazioni cardiovascolari.