PADOVA, CEMENTIFICAZIONE COSTA MEZZO MILIONE ALL’ ANNO
Il Comune fermi la distruzione di patrimonio naturale

Il nuovo rapporto sul consumo di suolo in Italia pubblicato ieri dall’ISPRA – Istituto Superiore per la Protezione e Ricerca Ambientale – certifica una cementificazione del paese che, nonostante la crisi, negli ultimi tre anni ha viaggiato alla velocità di 4 metri quadri al secondo.

Non va meglio a livello locale come osserva Sandro Ginestri di Legambiente: “a Padova è stato consumato il 49% del territorio comunale, la percentuale più alta di tutta la Regione. L’area urbana che supera il confine comunale è addirittura menzionata per l’alta criticità dovuta alla sua saturazione, assieme a realtà come Milano, Torino e Napoli.

Ma la novità di quest’anno è l’indicazione dei costi per la perdita di suoli che non sono più  grado di fornire servizi quali la produzione agricola, lo stoccaggio del carbonio, la protezione dell’erosione, l’infiltrazione delle acque,  l’impollinazione e la regolazione del microclima urbano. Secondo l’ISPRA nel triennio 2012-2015, il Comune di Padova ha perso  circa 1,5 milioni di euro, a fronte di una cementificazione non giustificata da un reale aumento della popolazione, che anzi è diminuita negli ultimi anni, come andiamo ricordando da diverso tempo all’Amministrazione Comunale.

Appena due mesi fa – ricorda Ginestri – eravamo sotto al Comune assieme ad altre associazioni e comitati per protestare contro la Variante al Piano degli Interventi  che ha confermato ed aumentato le previsioni di nuova edilizia residenziale a Padova, e ha introdotto inoltre alcuni accordi pubblico-privati, come ad esempio quello per un’area attigua al Plebiscito dove il Comune acquisirà dei terreni verdi per fare dei parcheggi, dando in cambio ai proprietari la possibilità di costruire nuove case su altri terreni verdi, con il risultato di aumentare sempre e comunque la cementificazione.

Gli allarmanti dati dell’ISPRA sulla perdita, anche economica, derivante dal consumo di suolo, dovrebbero imporre una profonda revisione delle politiche urbanistiche, eppure nei fatti continuiamo ad assistere alla distruzione di patrimonio naturale. Il Comune deve cambiare strada e deve farlo subito, altrimenti i danni per la collettività continueranno ad aumentare.”