La crisi dei bilanci di tutte le aziende del traporto pubblico veneto è responsabilità della Regione che, inadempiente, dal 1996 ha mantenuto inalterati i contributi economici al km dovuti per legge al trasporto pubblico e il tetto di km che vengono finanziati, i cosiddetti servizi minimi. Una situazione che pone la nostra Regione come fanalino di coda in Italia assieme alla Regione Puglia. Una assenza di politica sul trasporto pubblico che rischia di essere pagata due volte da utenti e cittadini: in primo luogo perchè la configurazione e l’estensione della rete non cambia da 11 anni, mentre le nostre città sono cresciute e si sono modificate nel territorio. In secondo luogo perchè a livello locale è forte la tentazione di recuperare i costi dovuti al mancato intervento della Regione attraverso l’aumento dei biglietti.
Nonostante queste difficoltà quest’anno il Comune di Padova ha incentrato le sue politiche di lotta al PM10 sul rilancio del trasporto pubblico.
Alla vigilia del nuovo allarmante rapporto dell’OMS che quantifica in 9.000 i morti per PM10 all’anno in Italia, il Sindaco Zanonato ha annunciato di voler investire una cifra molto consistente nel rilancio del trasporto pubblico, accogliendo la proposta di Legambiente, del Sindacato e dell’RSU dell’APS che chiede l’investimento di 1,5 milioni per migliorare le frequenze degli autobus, così da avere 8 linee forti rispetto alle 3 attuali.
L’idea innovativa è di offrire un servizio pubblico di qualità, alternativo all’uso dei mezzi privati, ora che APS ha un parco automezzi del tutto ecologico. Con i 32 autobus nuovi a metano acquistati dall’azienda in meno di 1 mese si possono potenziare le corse nelle ore di punta: un’offerta agli utenti vecchi e nuovi proprio nell’anno in cui con l’entrata in funzione del tram molti saranno costretti ad almeno un trasbordo.
Contemporaneamente il Sindaco e l’assessore Bicciato condividono l’idea che in questa città debba nascere un PATTO CONTRO L’INQUINAMENTO. A sottoscriverlo tutti i soggetti pubblici e privati che, riuniti in un tavolo tecnico permanente, individuino obiettivi di riduzione delle emissioni di PM10 e si accollino, anche economicamente, la responsabilità per renderli operativi. Un tavolo che valuti i risultati ragginti, che coinvolga in una concertazione condivisa Amministratori pubblici, categorie economiche, associazioni, sindacati, ricercatori.
Ma questa nuova stagione di concertazione e di condivisione di politiche contro il PM10 rischia di essere vanificata dalla ipotesi di aumentare il costo dei biglietti degli autobus di APS del 10%. Colpisce negativamente che per risanare il bilancio si pensi unicamente a caricare sugli utenti il costo dell’operazione, politica contraddittoria che rischia di vanificare gli sforzi per portare più utenti sull’autobus, senza investire delle proprie responsabilità la Regione Veneto.
A Padova dalla vendita dei titoli di viaggio si recupera oltre il 42% dei costi di esercizio, forse la media più alta d’Italia, mentre la legge chiede alle s.pa. del trasporto pubblico di non scendere sotto il 35%. Questo dei prezzi dei biglietti è quindi una voce più che positiva.
Aspettando che la Regione si faccia carico delle sue responsabilità gli Enti Locali devono attuare politiche che permettano di migliorare il servizio e contemporaneamente risanare i bilanci delle aziende del trasporto. La strada obbligata è aumentare la velocità commerciale degli autobus costruendo nuove corsie preferenziali. A Padova da anni gli autobus viaggiano a una media di soli 14 km/h, la più bassa del Veneto.
Con l’aumento di 1km/h di velocità commerciale si arriverebbe ad un risparmio di 600.000 euro per l’azienda, arrivando ad aumentare di 2 km/h il risparmio sarebbe di circa 1 milione. E’ questa la richiesta forte che ci aspetteremmo che APS rivolgesse al Comune in quanto socio di maggioranza, un investimento sulle corsie preferenziali che oltre a soddisfare gli utenti che avrebbero autobus più puntuali premia anche l’azienda dal punto di vista economico.
Ma bisogna anche approfondire il capitolo dei parcheggi a pagamento. Nell’ultimo anno Aps gestisce circa il – 35% in meno di parcheggi a pagamento che sono passati da 700 a soli 450. Pianificare nuove aree di parcheggi a pagamento anche nelle area semi centrali (il park pricing) significa incentivare l’uso del mezzo pubblico, esternalizzare i costi sanitari da PM10, che l’OMS stima in 5 miliardi di euro, su chi emette l’inquinante, ma contemporaneamente di incrementare il reddito per l’azienda APS da mettere in condizioni di migliorare il servizio ed offrire alternative valide.