PM10 a 93 microgrammi per metro cubo nell’aria che respiriamo – contro i 50 del limite di legge – registrati lunedì dalla centralina ARAPV situata alla Mandria, 82 all’Arcella. Da dieci giorni l’aria di Padova è di nuovo uniformante inquinata oltre i limiti di legge, a causa delle polveri sottili, il Pm10 appunto, che dopo il periodo di eccezionale piovosità torna ad alti livelli. Dal 1 gennaio sono stati riscontrati 89 superamenti del limite giornaliero di legge, contro i 35 ammessi dalla legge.
Ma da quest’anno oltre al Pm10, c’è anche il pericolo Pm 2,5: frazione ancor più sottile delle micropolveri, e quindi ancor più pericolosa perché essendo più piccola penetra più a fondo nell’organismo, Infatti del 13 agosto 2010 il Decreto Legge 155/2010 inserisce il PM2,5 tra gli inquinanti per i quali è previsto un valore limite: 25 microgrammi per metro cubo d’aria, calcolato come media annua. Nel 2008 a Padova è stato registrato un valore annuo, ben superiore, di 30 microgrammi, nel 2009 di 32.
Ma le cattive notizie non sono finite. A fine novembre la Commissione europea ha deferito alla Corte di Giustizia europea l’Italia, insieme a Cipro, Portogallo e Spagna per non aver “finora affrontato in modo efficace il problema delle emissioni eccessive di PM10″.
Nonostante i ripetuti allarmi e le annuali segnalazioni di Legambiente sull’emergenza polveri, il Governo italiano si è ben guardato dall’agire con un piano nazionale di interventi concreti mirati al miglioramento della viabilità generale e del trasporto pubblico in particolare. Idem dicasi per la Regione Veneto, che ha sempre lasciato soli i Comuni di fronte all’emergenza. Ora pagheremo due volte. Con i nostri polmoni e con il nostro portafoglio. La multa europea sarà, infatti, ben superiore al risparmio previsto dai tagli indiscriminati di Tremonti all’ambiente e alle politiche di disinquinamento e ci toccherà pagare con le nostre tasche.
Lucio Passi, portavoce Legambiente Padova