Prato della Valle, ultimo atto?

Il convegno organizzato alla fine dello scorso anno dalle associazioni culturali ed ambientaliste padovane e dal Comitato “Andrea Memmo torna in Prà”, sulla realizzazione di un parcheggio interrato in piazza Rabin e sulla trasformazione del Frontone dell’ex Foro Boario, aveva fatto emergere molte voci di dissenso, anche in seno all’attuale maggioranza.

La piccola speranza che il comune facesse un passo indietro e concordasse con la ditta concessionaria una diversa soluzione della trasformazione dell’area è, però, andata delusa.

La volontà del comune è quella di realizzare, a ridosso e all’interno del centro storico, una serie di parcheggi in struttura per favorire l’accesso alla città da parte di chi intende, comunque, utilizzare l’automobile. Il primo di tali parcheggi è stato di recente completato nell’area dell’ex Cledca, il prossimo sarà quello di piazza Rabin, quindi quello interrato sotto via Matteotti e Largo Europa, quello previsto nell’area dell’ex caserma Prandina ed infine, per citare solo i più noti, il parcheggio interrato del PP1, nell’area prospettante via Valeri.

Di come la politica dei parcheggi in centro città sia contraddittoria rispetto alle politiche di contrasto al traffico e di tutela ambientale finora attuate (realizzazione della linea 1 del tram e previsione delle linee 2 e 3, realizzazione dei parcheggi scambiatori alle intersezioni tra le radiali e la tangenziale, potenziamento delle piste ciclabili) abbiamo più volte detto. Abbiamo anche denunciato i danni al patrimonio storico padovano che i previsti parcheggi comportano: degrado dei monumenti a causa degli inquinanti atmosferici prodotti dal traffico indotto (un esempio per tutti: le statue di Prato della Valle), compromissione del “Sistema Prato della Valle”, condannato per 50 anni al traffico di attraversamento, scomparsa del paleoalveo del Medoacus nel tratto che precede le Porte Contarine. Ma tant’è, il Sindaco e la Giunta Comunale sembrano irremovibili.

Per quanto riguarda, invece, gli interventi in piazza Rabin, molte speranze erano state riposte sulla Soprintendenza per i Beni Architettonici che, in data 9 luglio 2010, aveva espresso un parere nettamente contrario sia sul recupero del Frontone dell’ex Foro Boario, che sul parcheggio interrato. Dalle ultime notizie sugli esiti della conferenza dei servizi, che si è tenuta ad inizio anno per esaminare le modifiche apportate al progetto, la Soprintendenza avrebbe, però, espresso il “parere autorizzatorio” per quanto riguarda il parcheggio interrato, mentre è ancora in discussione la soluzione relativa al recupero del Frontone.

Le modifiche, che hanno reso compatibile la realizzazione del parcheggio, sembrano riguardare le rampe di accesso all’interrato, che sono state rese meno impattanti, mentre nulla si sa su come siano stati superati i puntuali rilievi che, nel parere contrario del 9 luglio, riguardavano il piano viabilistico di accesso alla struttura. Nel parere, si contestava che il piano viabilistico non teneva in alcun considerazione il rapporto con il complesso conventuale di Santa Giustina ed era pertanto ritenuto non compatibile con i dettami del vincolo architettonico gravante sull’area. Analoghe contestazioni venivano fatte anche per la rotatoria di scorrimento del traffico, posta in asse con il frontone della Basilica di Santa Giustina, che “confina la basilica interrompendo l’asse visivo che ‘lambisce’ il fronte meridionale del Prato della Valle”.

Ci auguriamo che nella prossima conferenza dei servizi, prevista per la fine del mese, questi aspetti vengano affrontati e risolti, in quanto, se proprio il parcheggio interrato non potrà essere stralciato, esistono soluzioni alternative a quelle proposte: spostare il parcheggio sotto l’attuale Appiani (superando così anche i rischi legati alle costose indagini archeologiche, prescritte dalla competente Soprintendenza) e ricostruire lo stadio secondo il modello originario “all’inglese”. Via 58° Fanteria potrebbe, così, essere trasformata in quel viale alberato, fiancheggiato dal canale Alicorno, che era uno dei pochi aspetti unanimemente apprezzati del piano di recupero dell’intera area, predisposto dall’architetto Crotti.

Lorenzo Cabrelle – direttivo Legambiente Padova