PRESENTATO OGGI IL DOSSIER: “PM10 IN VENETO“ UNA REGIONE IN ORDINE SPARSO”

Il dossier completo nella sezione “documenti” del sito. Sono 82 i Comuni veneti altamente inquinati dal Pm10. Alcuni sono già inseriti in fascia A, per altri ARPAV, sulla base di monitoraggi effettuati con laboratori mobili, ne richiede l’inserimento. La fascia A è quella, secondo il Piano di risanamento dell’Aria della regione Veneto, in cui l’inquinamento è decisamente oltre i limiti di legge e in cui vanno presi provvedimenti, anche drastici, per riportarlo entro i limiti stabiliti dal DMA60/02.

Legambiente i primi di agosto a questi Comuni indirizzò un questionario per conoscere i provvedimenti presi lo scorso autunno inverno ed i provvedimenti in preparazione per i mesi a venire. Ad oggi hanno risposto 55 Comuni, mentre 27 no. Vistosa, tra le non risposte, quella di Verona.

“E’ fuor di dubbio – dichiara Angelo Mancone Presidente di Legambiente Veneto – che il problema dell’inquinamento atmosferico, soprattutto quello dovuto al Particolato, si risolve con un coordinamento di azioni e politiche su area vasta, che deve arrivare ad abbracciare la pianura padana, passando per un coordinamento interregionale. Il problema in realtà è nazionale, come ha più volte rilevato l’ANCI, l’associazione dei Comuni Italiani, stimando una necessità economica di 500 milioni di euro all’anno per molti anni per intervenire non solo e non tanto sul versante degli incentivi, ma soprattutto su quello DEGLI INTERVENTI STRUTTURALI per lo sviluppo del trasporto rapido collettivo di cose e persone. In questo associandosi all’Anci, Legambiente chiede da tempo una legge obiettivo nazionale per il rilancio di un sistema di trasporto collettivo pulito.

La centralità dell’azione su area vasta, anche per quanto riguarda le misure contenitive od emergenziali risulta evidente se si considera che tutta la pianura veneta è sostanzialmente omogeneamente inquinata dal Pm10, con valori che si differenziano di pochi punti e con medie annue al di sopra del limite di legge. A fronte di questo non si può che registrare come largamente insufficiente il territorio in cui grazie alla c.d. “carta Padova” l’inverno scorso sono stati presi provvedimenti di limitazione al traffico, per altro disomogenei tra loro. Un’area ampia poco meno del 2% del territorio della pianura veneta. Una zonizzazione del tutto insufficiente (Piano regionale di Tutela dell’atmosfera approvato il 21 dicembre scorso) ed una mancanza di iniziativa regionale sono la principale causa di questi comportamenti.

Dalle risposte dei Comuni – conclude Mancone – emerge un quadro di interventi non razionale la cui responsabilità prima si deve alla Regione Veneto che non ha voluto dare indicazioni precise e finanziamenti adeguati a Comuni e province per la lotta all’inquinamento. Una Regione che il 21 dicembre scorso ha varato una legge antismog pilatesca e che per i mesi successivi ha visto l’allora Assessore regionale all’ambiente Chisso continuare a ripetere “arrangiatevi”. Il ruolo di direzione e coordinamento della Regione è decisivo. Proporre soluzioni al ribasso e lasciare a comuni e province le decisioni da prendere finirebbe per perpetuare anche quest’anno la situazione caotica dello scorso inverno.Serve un piano coordinato da adottarsi su scala più ampia possibile.”

Invece il quadro, che emerge dalle risposte dei Comuni al 26 settembre 2005 è così sintetizzabile: “Comuni in ordine sparso Regione assente, mancanza di politiche coordinate ed integrate e di finanziamenti.

SINTESI DEL DOSSIER

NON RISPONDONO
Non hanno risposto: 27 Comuni
Cosa che oltre a dimostrare la scarsa trasparenza dei suddetti a parere di Legambiente rappresenta un comportamento omissivo e antigiuridico perché il diritto all’accesso ai dati ambientali ed ai provvedimenti amministrativi, da parte di cittadini e associazioni è garantito per legge. L’unico capoluogo di Provincia a non rispondere è Verona, anche se, da notizie di stampa, si sa che abbia preso provvedimenti.

MISURE DI LIMITAZIONE DELLA CIRCOLAZIONE

NON NE HANNO PRESE

17 Comuni non hanno preso nessun intervento concreto di limitazione della circolazione Borgoricco (PD), Villafranca (PD), Adria (RO), Gaiarine (TV), Altavilla Vicentina (VI), Arcugnano (VI), Bassano del Grappa (VI), Grisignano di Zocco (VI), Torri di Quartesolo (VI), Quarto d’Altino (VE), Godega di Sant’Urbano (TV), Pedavena (BL), Camposampiero (PD), S. Lucia di Piave (TV), S. Vendemiano (TV), Musile di Piave (TV), Costabissara (VI) e di questi 9 non hanno messo in cantiere interventi di alcun genere.

HANNO PRESO PROVVEDIMENTI POTENZIALMENTE UTILI

Sono solo 9 i Comuni che hanno scelto la combinazione delle misure più efficace: domeniche ecologiche + targhe alterne e blocco delle no kat e vecchi diesel. Si tratta di: Belluno, Noventa Padovana, Padova, Vigodarzere (Pd), Mogliano Veneto, Treviso, Mestre (Ve), Musile di Piave.

23 Comuni hanno effettuato Domeniche Ecologiche o blocchi del traffico

In realtà di questi ben 15 comuni ne hanno fatto solo due o addirittura 1.

Anche nei rari casi a cui si arriva ad un numero maggiore di Domeniche Ecologiche, come Rovigo con 6, Feltre con 5, Padova, Conegliano con 4, Abano Terme, Este e Noventa Padovana con 3, il territorio interessato dal blocco totale della circolazione è risultato irrisorio, trattandosi di un provvedimento riguardante quasi sempre i soli centri storici. Spicca positivamente Padova dove tre domeniche ecologiche su 4 hanno interessato tutto il territorio Comunale all’interno delle tangenziali. Anche i 4 giorni di blocco totale effettuati a Vicenza da venerdì 4 a lunedì 7 febbraio hanno riguardato solo il centro storico.

12 comuni hanno predisposto due giorni di circolazione a Targhe Alterne, alla settimana, nella maggioranza dei casi contemporaneamente al Divieto di circolazione per le auto non catalizzate ed i vecchi diesel.

Di questi in 6 comuni le targhe alterne non hanno superato le 7 settimane: Noventa Padovana 7 settimane, Chioggia (VE) e Jesolo (VE), Vigodarzere (PD) 5 settimane, Portogruaro e San Donà di Piave (VE) 4 settimane. In tutti pletorico il numero delle deroghe e delle categorie esentate. Il periodo più lungo va ad appannaggio di Padova con 22 settimane, seguita da Mestre con 20 settimane, Belluno con 19, Mogliano Veneto con 16, Treviso con e Ponte san Nicolò con 8 settimane.

PROVVEDIMENTI POCO EFFICACI, O DI FACCIATA, O ADDIRITTURA INUTILI 18 Comuni hanno deliberato il Bollino Blu, cosa fa sospettare che non l’avessero mai fatto prima… Provvedimento, per altro, non utile per il Pm10, perché le polveri fini non sono tra le sostanza analizzate per ottenere il bollino.

Per 7 di questi Comuni questo rimane l’unico intervento diretto espressamente a limitare le emissioni del traffico: si tratta di, Merlara, Porto Tolle, Porto Viro, Legnago, Castel d’Azzano, Dolo, Castelnovo Bariano.

Altri 12 comuni persistono con un altro intervento notoriamente inefficace (Cfr. ARPA Lombardia), se pur dispendioso. Come il lavaggio delle strade.

3 Comuni, di targhe alterne non ne hanno voluto sentir parlare optando per un provvedimento puramente di facciata, quanto inefficace, quello della divieto di circolazione delle auto non catalizzate. Scelta che riguarda due Capoluogo come Vicenza e Rovigo
(due giorni per 16 settimane il primo e 14 il secondo).

INTERVENTI “STRUTTURALI”

Una manciata di incentivi per acquistare bici elettriche o per il passaggio a metano o gpl, e un qualche intervento per la riconversione dei riscaldamenti di edifici pubblici da gasolio a metano completano il quadro. In particolare

16 Comuni hanno iniziato a sostituire gli impianti termici pubblici a gasolio con quelli a metano: Feltre, Pedavena, Abano Terme (geotermico), Cittadella, Camposampiero, Este, S. Martino di Lupari, Rovigo, Castelfranco Veneto, Conegliano, Godega di S. Urbano, Mogliano, S. Vendemiano, Treviso, Schio, Padova

12 hanno redatto dei Piani di Azione/Piani di Tutela e Risanamento Atmosfera; 10 hanno promosso incentivi per sostituire impianto a benzina con impianto a gas, comperare bici a pedalata assistita,etc, 9 hanno attuato iniziative per promuovere la mobilità sostenibile;

2 hanno intrapreso l’iter delle certificazioni Ambientali.

E PER FINIRE

ENCEFALOGRAMMA PIATTO

9 Comuni dichiarano di non aver preso e di non aver previsto provvedimenti. Villafranca,PD; Arcugnano, VI; Adria RO, Costabissara, VI; Gaiarine TV; Grisignano di Zocco VI; Quarto d’Altino, VE; Torre di Quartesolo, VI; Altavilla Vicentina, VI.

MISURE PREVISTE PER IL PROSSIMO AUTUNNO INVERNO

Per lo più i provvedimenti da intraprendere per l’autunno/inverno 2005 devono ancora essere discussi e approvati ai Tavoli Tecnici Zonali delle singole Province.

Ma almeno a livello di intenzione dai comuni che hanno risposto sono previsti (Vedi tabella riassuntiva in ultima pagina)

13 Bollini Blu, 1 Targhe Alterne, 4 Domeniche ecologiche, 3 Zone A Traffico Limitato

10 Nuove iniziative per il miglioramento della mobilità, 5 Incentivi per mezzi di trasporto a minore impatto ambientale, 5 Passaggi agli impianti termici a metano, 8 Lavaggio del manto stradale, 5 Informazioni sulle origini dell’inquinamento atmosferico, 2 Divieto di accendere fuochi, 1 Certificazioni Ambientali.

Insomma, si rischia l’andazzo dello scorso hanno, che produrrebbe poco di buono nella lotta al Pm10.

IL QUADRO CHE EMERGE

Per concludere. Dalle risposte dei 55 comuni emerge un quadro di provvedimenti disorganici, frammentari. Poco efficaci perché viziati in partenza da quattro grandi fattori limitanti.

 

  1. Disomogeneità dei provvedimenti
  2. Limitatezza territoriale. tutti concordano sull’estrema ubiquitarietà del Pm10. Più vanno avanti le campagne di monitoraggio dell’ARPAV e più emerge la realtà di una Pianura veneta omogeneamente inquinate dalle micropolveri dal Polesine al feltrino. I provvedimenti di limitazione del traffico, che continua ad essere la principale fonte diretta (emissioni) e indiretta (risollevamento) delle micropolveri devono essere presi su aree territoriali vaste. Altro che centri storici, qui servono limitazioni del traffico con dimensionamenti provinciali e regionali.
  3. Limitatezza temporale. Le misure di limitazioni del traffico debbono essere contemporanee e ed avere la medesima durata del tempo.
  4. Limitatezza delle risorse economiche. Regione e governo non finanziano gli interventi strutturali (trasporto collettivo urbano ed extraurbano, piattaforme logisitiche per le merci, riconversione verso l’uso di energie rinnovabili…).