“Crediamo innanzitutto che sia non solo legittimo, ma anche doveroso da parte dei genitori degli alunni della scuola primaria vigilare e, se necessario, intervenire con decisione perché ai loro figli sia garantita la massima sicurezza e serenità” – inizia così la lettera aperta degli Insegnanti del CTP Valeri che prosegue:
“Confermando la nostra volontà e l’interesse a trovare soluzioni e risposte ai problemi che salvaguardino i diritti di tutti i soggetti interessati, ma anche il valore della accoglienza e della reciproca integrazione, vogliamo esprimere anche la nostra personale amarezza per il modo in cui questa vicenda è stata trattata, sia nei toni assunti nelle lettere e dichiarazioni dei rappresentanti di classe della scuola elementare, sia nella maggior parte degli articoli e dei servizi giornalistici. (Ad esempio che) l’accompagnamento abituale e doveroso da parte degli insegnanti del CTP dei loro studenti durante l’entrata e l’uscita dalla scuola, diventa un perentorio ordine a “scortare” persone potenzialmente pericolose. Verso la fine della lunga lettera che ricorda quando la scuola è nata e di cosa si occupa (per leggerla tutta clicca qui) gli insegnanti si chiedono a chi giova tutto questo: “che senso ha far venire la polizia con i cani antidroga in una scuola elementare, creando un clima di allarme e tensione, (…) si sarebbe potuto confrontarsi e chiarire serenamente ogni cosa, e naturalmente anche adottare ogni provvedimento utile e necessario”.
Che è anche la domanda che si pongono i 43 alunni adulti del CTP Valeri che presentandosi ci dicono chi sono e perché vanno in questa scuola: “studiamo per prendere il diploma di terza media per lavorare o per continuare a studiare in Italia: vogliamo diventare infermiere, cameriere, piastrellisti, meccanici, cuochi, elettricisti, commercianti. Studiamo per questo.
Non vogliamo essere isolati dalla comunità italiana. A scuola studiamo la Costituzione italiana. (…) Noi invitiamo i genitori e anche i giornalisti nella nostra scuola media per vedere che il nostro lavoro è vero” (clicca qui per leggerla tutta).
Chi poi ha la fortuna di frequentare il CTP perché scuola aperta al territorio come sono i Coristi per caso, riesce a vedere meglio di altri quante sono le risorse di un progetto di scuola ”aperta” ma protetta, un esempio di convivenza, ordinata e accogliente. Di convivenza multietnica e multigenerazionale. Una scuola elementare a misura di bambino, ovviamente, dove però dietro una porta in fondo al grande androne – che verrà ora diviso a metà da un muretto, o una rete – si apre un piccolo corridoio con alcune aule”.
Sono una riflessione per tutti noi le conclusioni di Alberta Pierobon “Una scuola viva, ossigenata, un luogo generoso di sé, dove si respira un’aria stimolante e pulita. Di questo, per noi, per i nostri figli e per i figli di tutti, siamo grati alla Preside, agli insegnanti, al personale non docente e perfino ai muri della Valeri, quelli esterni, utili, che la tengono in piedi e la custodiscono. Muri portanti non muretti devastanti. O reti. O anche fioriere alte due metri, magari belle, ma che stanno lì ad arredare, mimetizzare, una sconfitta”.
Sintesi a cura di A. N. R.