Salviamo la Costituzione, votiamo NO

Il referendum del 25 giugno è l’ultima occasione per salvare i beni pubblici che i costituenti hanno consegnato al popolo italiano. Votiamo no per bocciare i devastanti contenuti della riforma costituzionale: devolution, primierato, Senato federale, riduzione delle prerogative e delle funzioni del Presidente della Repubblica, complicato meccanismo di formazione delle leggi, organi di garanzia di nomina politica.
Vogliamo ricordare alcuni passi dell’Appello per la promozione in tutta Italia dei Comitati per il NO al referendum costituzionale (ottobre 2004):
Il disegno di riforma della II parte della Costituzione è un progetto eversivo che – ove attuato – porterà alla demolizione delle strutture del pluralismo, della eguaglianza, della libertà e della partecipazione, che costituiscono gli assi portanti dell’intero edificio costituzionale.
I diritti e le libertà solennemente sanciti dalla prima parte della Costituzione hanno ricevuto solidità e saldezza con gli istituti attraverso i quali è stata organizzata la rappresentanza e sono stati distribuiti, bilanciati e divisi i poteri. Spogliati di tali istituti, attraverso la demolizione dell’architettura della parte II della Costituzione, i diritti e le libertà appassiscono, cessano di essere garantiti a tutti e perdono il vincolo dell’inviolabilità.
La riforma della Costituzione colpisce l’identità stessa del popolo italiano come comunità politica, distruggendo quell’ordinamento attraverso il quale si sostanzia la democrazia e si garantisce il rispetto della dignità umana alle generazioni future. In questo modo, demolendo le istituzioni della democrazia, si disfa l’Italia, trasformando il popolo italiano in un aggregato di individui in perenne competizione tra loro.
La riforma proposta sovverte gli stessi cardini dello Stato di diritto. Essa attenta all’unità nazionale, compromette l’universalità e l’eguaglianza dei diritti istituzionalizzando il divario tra regioni e comuni poveri e regioni e comuni ricchi, istituisce, con un Premier dotato di tutti i poteri compreso quello di sciogliere a suo piacimento la Camera, un governo personale, un re elettivo, estraneo ai principi del costituzionalismo moderno, delegittima e disarma il Parlamento, spoglia delle sue responsabilità di garanzia il Presidente della Repubblica, e infirma le funzioni degli altri organi dello Stato, a cominciare dalla Corte Costituzionale.
Il risultato del referendum è cruciale per il destino del nostro Paese, com’è stata la Resistenza. Oggi, come allora, è necessario ritrovare lo stesso spirito, la stessa coscienza di un dovere civile da adempiere: sconfiggere il progetto di demolizione della Costituzione per ricostruire il primato della convivenza civile orientata al perseguimento del bene comune, fondamento morale senza il quale non può vivere una democrazia.
Per questo tipo di referendum non c’è il quorum. Qualunque sia il numero dei votanti, il referendum è valido.