Si è mossa la Magistratura per bloccare la prepotenza

In riferimento al cantiere dell’ascensore della Rocca di Monselice Italia Nostra, dopo essersi molto impegnata contro questa opera insieme ad altre associazioni, cittadini ed intellettuali, rimane in fiduciosa attesa della conferma del sequestro del cantiere. Questo non significa peraltro che si gioisca di fronte all’ipotesi di sperpero di denaro pubblico.

Da novembre ci siamo mossi proprio per cercare di evitare questa situazione: abbiamo infatti fatto domanda di sospensiva dei lavori, purtroppo rigettata sia dal TAR Veneto che dal Consiglio di Stato, che peraltro non sono entrati nel merito dei nostri rilievi su cui il TAR Veneto si pronuncerà in autunno. Dispiace anche della figura che faremo con i partners europei che assegnano i finanziamenti senza indagare metodi e contenuti fidandosi della professionalità dei proponenti, ma che comunque a lavori finiti, elaborano i loro giudizi. Non è comunque ammissibile cercare di accollare la responsabilità di problemi economici e di danno all’immagine a quanti si sono opposti, fino ad addivenire alle azioni legali che sono peraltro molto onerose per le casse di associazioni di volontariato.

Infatti questo tipo di situazioni sono il frutto di operazioni che nascono e prendono forma nel chiuso di segrete stanze, al di fuori dei luoghi deputati al confronto e alla partecipazione civile. Per evitare il famoso partito del no (composto da noti parrucconi amanti delle candele e delle zanzare) i progetti si tengono nascosti fino all’apertura dei cantieri e solo talvolta maniaci cirenei riescono e scoprire, prima che sia troppo tardi, le vere motivazioni di progetti demagogici, faraonici e privi di qualsiasi valenza culturale venduti come elementi demiurgici per incrementare turismo e sviluppo.

A cosa serve l’ascensore della Rocca? Non vi è dubbio che la visita della sommità della sola Rocca, in sé, non abbia i requisiti “tecnici” per essere adeguata alle attese del turismo di massa per cui ci possiamo certamente scordare i famosi 300.000 turisti anno di cui si favoleggia. Inoltre l’ascensore, strumento tipico da turismo “mordi e fuggi”, portando i visitatori direttamente verso la sommità della Rocca oblitera di fatto tutto il percorso monumentale che, a partire da piazza Italia lungo via al Santuario, in un contesto paesaggistico di estremo equilibrio, consente un’esperienza estetica indimenticabile passando da un’emergenza architettonica all’altra, con lo sguardo sempre teso verso l’alto in attesa del prossimo scorcio fino ad arrivare a quella eccezionale macchina scenografica che è villa Duodo.

Che dire del costoso e macchinoso nuovo sistema di accesso al Museo del Mastio, composto da una faraonica scala e un ascensore da innalzarsi sui ruderi di una torretta che si trova a lato del Mastio. Nessuno si è domandato quali frotte di visitatori faranno la fila per visitare un museo di due stanze della dimensione di 6 metri per 6 la cui fruibilità dovrà essere centellinata a causa della scala interna larga cm. 70 e di una porta di cm.65? Infine che senso ha raddoppiare l’ex casa Bernardini per realizzare una locanda con 12 posti letto e 60 coperti oltre al bar e i servizi (che in realtà sono le sole opere finanziate) quando è posizionata lontano dal nuovo percorso alla sommità determinato dall’ascensore e sarà completamente dipendente dal funzionamento dell’ascensore.

Tutte queste opere che dovrebbero incrementare il turismo non sono state supportate da analisi di flussi turistici e da un adeguato piano economico-finanziario.

Infine per quanto riguarda l’ascensore se veramente l’obiettivo era quello di consentire il godimento di questo originale e “unico” Bene Monumentale che è “La Rocca di Monselice” sarebbe stato sufficiente realizzare con poche migliaia di euro un elevatore per superare i pochi metri del dislivello a lato della scalinata del Belvedere e mettere a disposizione un paio di macchinette elettriche. Inoltre l’ascensore, proprio perché è incentrato sul parcheggio, di fatto inibisce nei turisti qualsiasi interesse per il contesto cittadino, secondo lo schema: parcheggio, salgo, guardo, scendo e riparto.

—– Maria Letizia Panajotti – Presidente Italia Nostra

Quando inaspettatamente e frettolosamente sono iniziati i lavori di scavo per la costruzione dell’ascensore della Rocca di Monselice lo avevamo ripetuto che era necessaria una moratoria temporale che valutasse con serenità tutte le condizioni di sostenibilità e compatibilità.

Non ci convinceva la soluzione individuata, la prevalenza turistica del mordi e fuggi in luogo della passeggiata salendo da via del Santuario, la invasività del manufatto, la mancanza di un serio studio geologico, l’assenza di una valutazione economica costi/ricavi della gestione dell’impianto a fune.

In questi mesi, grazie al mio nuovo incarico sindacale, ho potuto constatare che l’offerta di impianti a fune in tutte le località ove esistono, soffre sulla redditività economica in quanto trattasi di impianti utilizzati in modo ottimale dalla domanda persperiamo permetta una riflessione dei Consigli Regionali e Comunali e la ricerca di un compromesso che valorizzi realmente la Rocca e l’intera città di Monselice senza deturpazioni e interventi invasivi. brevi periodi dell’anno. Ritengo che se queste preoccupazioni sono fondate per le località più famose delle Dolomiti lo diventano ancor più per l’ascensore della Rocca.

Si è voluto procedere a tutti i costi per non perdere il contributo europeo noncuranti delle gravi lesioni democratiche e sociali che ciò comportava.

Ora il blocco dei lavori disposto dall’Autorità Giudiziaria speriamo permetta una riflessione dei Consigli Regionali e Comunali e la ricerca di un compromesso che valorizzi realmente la Rocca e l’intera città di Monselice senza deturpazioni e interventi invasivi.

Speriamo che questa lezione serva ad accrescere la responsabilità della decisione politica. La politica richiede coraggio e la capacità di dire: ci siamo sbagliati per cui ci fermiamo. Temiamo invece che non si arretri di fronte a nulla pur di realizzare progetti discutibili sulla valorizzazione turistica dell’ascensore e sbagliati sulla sicurezza del fragile equilibrio del Colle della Rocca.

Eppure si potrebbe fare, con la ingente somma a disposizione, un reale processo democratico di valorizzazione della Rocca che metta in sicurezza statica e architettonica i tanti edifici di pregio storico di Monselice, permetta una segnaletica adeguata per la salita alla Rocca, attrezzi delle aree di sosta, promuova la biodiversità delle produzioni agricole dei Colli, favorisca la diffusione della conoscenza delle bellezze e permanenza in città del turista.

La speranza è l’ultima a morire per cui chiediamo che ora a cantiere fermo sia indispensabile la riflessione invocata da più parti per superare in positivo la arroganza che ha contraddistinto sin dall’inizio questa ennesima ferita inferta al Colle della Rocca.

Ilario Simonaggio – Segretario generale FILT CGIL Veneto