No all’ascensore per raggiungere la Rocca di Monselice. Un no dettato da una scelta culturale certo, ma anche da motivi di convenienza sul piano turistico. Che operazione è questa di banalizzare quella che è forse la più ricca, la più emozionante passeggiata storico-naturalistica del Veneto con una artificiale, cieca, veloce salita in ascensore? Come un giro in giostra. Un esplicito invito alla visita veloce, al rapido consumo. E poi ci si lamenta del “mordi e fuggi”!
Ma per gli ascensori sembra scoppiata a Monselice una vera mania. Ne sono in ballo almeno altri due. Un secondo dovrebbe consentire il collegamento con casa Bernardini, l’edificio ora in rovina, in bella posizione a metà del colle, edificio per il quale l’Amministrazione comunale prospetta la bizzarra idea di trasformarlo, ampliandolo (e violando tranquillamente le norme del Piano Ambientale del Parco), in una specie di albergo-rifugio. Era forse troppo scontato, troppo facile e “popolare” prevedere un confortevole punto di sosta per chi, dopo la parte monumentale del colle, si accinge ad affrontare il tratto finale del sentiero? Forse si, meglio complicare le cose con un’improbabile destinazione, difficile da gestire, che comunque per essere praticata, richiede inevitabilmente appunto un altro bell’ascensore.
E poi, poco più sotto di casa Bernardini, c’è villa Duodo, la scenografica villa, dove hanno messo mano il Tirali e lo Scamozzi, che chiude la passeggiata delle Sette Chiese. Dopo essere stata restaurata, usata per alcuni anni dall’Università (istituto di Idraulica), poi di nuovo abbandonata, ora si parla di una sua fredda, burocratica destinazione ad uffici. E come renderne comodo l’accesso? Naturalmente con un ascensore!
Non si sta forse esagerando un po’?
Personalmente credo che l’unico accesso con un mezzo meccanico di risalita (possibilmente accompagnato da un sentiero o una scalinata) potrebbe essere previsto per villa Duodo, magari trovandole però una destinazione più consona al suo interesse turistico-culturale.
La villa verrebbe così a trovarsi inserita, in strategica posizione, sia in un circuito “orizzontale”, ai piedi del colle, che in uno “verticale” verso la cima.
Per circuito orizzontale intendo un circuito che colleghi quelle straordinarie emergenze (troppo lungo solo elencarle) che circondano alla base il colle, un circuito, tra l’altro, che sicuramente potrebbe sopportare un intenso carico di fruitori. A differenza della parte alta del colle, dove un sovraccarico artificioso di presenze potrebbe creare non pochi problemi. Qui si sta operando esattamente con la logica opposta: tutti sul cucuzzolo, nessun interesse per la parte bassa del colle!
E’ fuor di luogo chiedere che su queste prospettive (alle quali andrebbero aggiunti i necessari collegamenti col resto del territorio di Monselice, ma non solo) si apra un confronto aperto, approfondito, che possa portare a un piano ben articolato di interventi?
Ed è mai possibile che su un tema di così straordinario interesse debba brillare l’assoluta assenza, l’indifferenza, di quello che dovrebbe essere forse il più attivo protagonista politico-culturale: l’Ente Parco? Che anzi ha fatto l’incredibile scelta di abbandonare Ca’ Emo, lo storico palazzo in invidiabile posizione a fianco dell’Ostello, appena sotto il Duomo Vecchio, palazzo restaurato (quanti miliardi?) per diventare sede dell’Ente.
Non è che questo abbandono possa essere letto come l’inequivocabile segnale di quanto purtroppo il Parco sia lontano dai problemi della Rocca?
Tanti ascensori e nessun piano per la Rocca di Monselice
Gianni Sandon, Comitato Difesa Colli Euganei