TRASPORTO PENDOLARE
Legambiente presenta Pendolaria 2012. Blitz alla stazione dei treni

“Fateci uscire dalla preistoria”. E’ lo slogan dei volontari di Legambiente che hanno manifestato oggi a Padova, per appoggiare i pendolari veneti e sottoporre all’attenzione del Governo e della Giunta Regionale la situazione di degrado in cui versa il trasporto pendolare: lo stato di abbandono di molte stazioni, la vetustà dei treni, la soppressione delle corse, i ritardi e il conseguente sovraffollamento, l’incertezza dei finanziamenti e del futuro di un settore che interessa quasi tre milioni di cittadini in Italia.

Niente  di nuovo sotto il sole? E invece no, purtroppo, perché sotto la spinta della crisi e del caro benzina sono sempre di più i cittadini che hanno bisogno di trasporto pubblico su rotaia in Veneto.

Sono almeno 152 mila le persone che, nella nostra regione, ogni mattina prendono il treno per andare a lavorare o a studiare: un aumento del 76% degli spostamenti in regione dal 1981 al 2001, del 13% negli ultimi 5 anni. (CLICCA QUI PER LEGGERE IL DOSSIER ALLEGATO)

Passeggeri inesistenti, però, nel dibattito pubblico, come mette in evidenza Legambiente nel suo rapporto Pendolaria 2012. Cittadini di serie B per la politica regionale e nazionale dei trasporti, che da oltre dieci anni premia la strada a danno della ferrovia, come ben dimostra la suddivisione dei finanziamenti della legge Obiettivo 2002-2012: 71% delle risorse per strade e autostrade, 15% per le ferrovie e 14% per le reti metropolitane. Anche quest’anno, alla crescita costante del numero di pendolari in Italia, governo e amministrazioni regionali hanno risposto con tagli ai servizi, aumenti del costo dei biglietti in tutte le regioni e incertezze sugli investimenti, con effetti rilevanti sulla qualità del servizio. In particolare, nella  regione Veneto, la spesa regionale ha ampliato questa distanza, essendo stata destinata, dal 2003 al 2012, per il 92,4% alle strade e solo per il 7,6% alle ferrovie.

In un territorio ad alto rischio idrogeologico le amministrazioni che si sono succedute alla guida della Regione hanno preferito investire a favore del trasporto privato su gomma, finanziando strade ed autostrade inutili, che hanno contribuito all’impermeabilizzazione del suolo con effetti devastanti sull’equilibrio idrogeologico di ampie aree e dedicando solo lo 0,28% del bilancio regionale su qualità e ’intensità del trasporto ferroviario.

A differenza di altre regioni come Lombardia, Toscana e soprattutto Emilia Romagna che, nonostante la situazione creatasi, continuano a mantenere un certo livello e continuità negli stanziamenti regionali, incrementandoli quando possibile, gli stanziamenti regionali veneti per il trasporto ferroviario risultano essere tra i più bassi d’Italia.

I numeri parlano chiaro. Dai dati riassunti nel Dossier “Pendolaria Veneto” emerge il fatto che le risorse destinate al pendolare veneto non sono solo tra le più esigue d’Italia, ma per giunta non vengono nemmeno compensate da un adeguato stanziamento regionale che si ferma a nemmeno un quarto di quello deliberato dalla vicina regione Emilia Romagna: la giunta della nostra regione confinante impiega, infatti, di risorse proprie, 26,28 € ad abitante, contro i 6,18 € del Veneto.

La somma dei due magri contributi statale e regionale non è sufficiente a garantire un servizio minimamente accettabile. Il Veneto si dimostra una regione caratterizzata da grandi flussi di pendolari mal supportati da una disponibilità infrastrutturale non adeguata ad assorbire la massa di persone che si recano sul proprio luogo di lavoro ogni giorno. Il paragone con il resto d’Europa è impietoso, rimarcando ulteriormente questo stato di arretratezza infrastrutturale. E pensare che quasi tutte le città del Veneto hanno una fitta rete ferroviaria che entra nel cuore dell’abitato. Questa si potrebbe sfruttare in chiave metropolitana.

Per i prossimi anni la prima sfida consiste nell’individuare nuove risorse per migliorare il servizio; la seconda nel promuovere innovazione nell’organizzazione del settore garantendo i diritti dei cittadini nell’ambito del processo di liberalizzazione.

Una ricetta in cinque mosse: 1. INTERMODALITYCARD un biglietto ricaricabile regionale con unico sistema di tariffazione per treno, bus e vaporetto 2. PIU’ TRENI regionali e a intervalli regolari 3. PIU’ VIAGGI MENO PAGHI, per premiare gli affezionati creando fasce di km percorsi, superate le quali, il costo del singolo km diminuisce in maniera progressiva 4. FACILITARE L’ INTERMODALITA’ per migliorare l’accessibilità delle piccole stazioni e il servizio di trasporto bici sui treni dei pendolari 5. MENO STRADE PIU’ FERRO in quanto la Regione Veneto si e’ caratterizzata per un forte squilibrio negli investimenti fra nuove strade e trasporto pubblico.

Secondo Legambiente per cambiare scenario occorre partire da una domanda molto semplice: che cosa chiedono i pendolari? Chiare e unanimi le risposte: più treni, treni nuovi, treni più veloci sulle linee pendolari. E poi ascolto e confronto, perché come dimostrano le migliori esperienze europee, la partecipazione è un fattore importante per migliorare il servizio e fidelizzare i viaggiatori. Infine, la Regione deve assolutamente integrare gli stanziamenti destinati al trasporto pubblico a partire da quell’SMFR che a dodici anni dalla posa della “prima pietra” ancora non è stato integrato nell’orario ferroviario regionale.