Il taglio delle risorse in Veneto è superiore a 800 milioni di euro nel biennio 2011-2012. La stima del taglio sul trasporto pubblico è sull’ordine di 40 milioni di euro per il servizio ferroviario regionale, e il doppio per il trasporto pubblico su gomma e acqua all’anno.
Il Sistema in Veneto, in conseguenza del privilegio dell’uso dell’auto privata, è sempre stato affetto da nanismo e relatività, ad esclusione della realtà di Venezia, in conseguenza non tanto di volontà politica ma della naturale conformazione territoriale.
La prima sfida è sviluppare e potenziare il TPL, completare velocemente il SFMR e migliorare l’offerta sia ferroviaria sia su gomma, integrare le diverse tipologie di servizio in modo che il servizio a rete sia diffuso e capillare, favorire il trasferimento modale dal mezzo privato al mezzo pubblico.
Si può porsi obiettivi di crescita del servizio e di spesa responsabile solo dentro un quadro di risorse pianificate e certe. Nella fase attuale di sottofinanziamento del sistema anche il minimo taglio persegue non solo la riduzione dello già scarso servizio ma il cambiamento irreversibile di tutto il sistema della mobilità che per antonomasia o è capillare ed esteso o non possiede i connotati di servizio.
In tutti questi anni sono stati dati i contributi in cambio di chilometri senza alcuna indagine seria sulla situazione e sull’uso razionale delle risorse. Si garantiscano le risorse per obiettivi in base ad un quadro normativo e organizzativo funzionale a scongiurare la crisi irreversibile del sistema.
La Regione deve obiettivamente e responsabilmente valutare se è perseguibile una fase di apertura alla competizione in assenza di certezza sulla qualità e quantità dei finanziamenti o in riduzione rispetto ai bisogni minimi del servizio messo a gara.
La FILT CGIL conferma con un quadro definito di risorse adeguate la scelta delle gare come modello di riferimento per l’assegnazione dei servizi. In queste condizioni di incertezza e di riduzione delle risorse nutriamo forti dubbi che sia possibile gestire gare “serie” con servizi dignitosi.
La mobilità, alla pari della sanità e dell’assistenza, è un diritto che attiene alla civiltà di una società. Per questa semplice ragione si tratta di scelte di politica generale e non solo di decisioni settoriali.
Le istituzioni locali sono chiamate a dare un segno tangibile di risorse a destinazione vincolata che coprano i tagli. Solo attraverso la riconferma di un forte e necessario impegno della fiscalità generale sarà possibile valutare una quota di maggiore partecipazione al servizio dell’utenza.
L’Italia ha in molti segmenti di mercato tariffe più basse della media europea dell’Europa a 15, ma presenta contemporaneamente uno tra i più bassi indici di soddisfazione dell’utenza. Ciò ha sempre sconsigliato incrementi tariffari perché, fatto salve rare eccezioni, il patto non scritto ma praticato è stato servizi di bassa qualità e tariffe conseguenti. L’incremento della tariffa è quindi praticabile, in tempi medio medi o lunghi, e solo nel caso di offerta di nuovi servizi con una maggiore efficienza, efficacia sia a bordo sia a terra.
Il patto che sottoponiamo alle forze istituzionali e politiche si basa sulla possibilità di “penalizzare” il mezzo privato. Ciò può avvenire in molti modi, tra cui quello più semplice ed efficace è aumentare in maniera significativa la velocità commerciale del trasporto pubblico
(oggi nelle città venete è di 13 chilometri/ora nei centri urbani e di 17 chilometri/ora nel servizio extraurbano, uno dei più bassi a livello nazionale). Vi chiediamo più corsie riservate e preferenziali che inducano un cambio del paradigma del trasporto nelle città. Questo consentirebbe di proporre più mezzi : più veloci, più nuovi e attrattivi perché regolarità e puntualità sarebbero la garanzia aggiuntiva del servizio. Solo l’incremento di qualche chilometro/ora nell’orario di punta consente un migliore servizio e un viaggio meno tormentato di quelli quotidiani offerti ai pendolari. Inoltre si potrebbe studiare condizioni convenienti e modulari sulle tariffe per favorire l’uso del mezzo pubblico negli orari di “morbida”.
Il TPL ha bisogno di una grande stagione di responsabilità dei soggetti politici e istituzionali di fronte alla possibile devastazione del diritto alla mobilità. Per questa ragione riteniamo inconcepibile che ci siano enti locali che ipotizzano di fare cassa attraverso l’affitto o la vendita del patrimonio strumentale del servizio. Il privato può essere una opportunità aggiuntiva, e non sostitutiva, sul piano della crescita patrimoniale e operativa del servizio. Siamo fortemente contrari alla privatizzazione dei servizi pubblici con tutte le conseguenze note già sperimentate in situazioni monopolistiche con un netto peggioramento del servizio e una forte crescita dei prezzi del trasporto.
Le difficoltà del trasporto pubblico devono essere affrontate e discusse con la partecipazione e il coinvolgimento di tutti i portatori di interesse. Le associazioni di rappresentanza dell’utenza devono avere tutte le informazioni necessarie per un pieno e responsabile coinvolgimento nelle scelte. In questo modo si colloca l’utente in una condizione dignitosa per esprimere pareri decisivi per il servizio.
FILT CGIL