Agricoltura di conservazione, una speranza dai Paesi in via di sviluppo

La Conservation Agriculture (“Agricoltura di conservazione”) è un approccio innovativo che negli ultimi dieci anni ha conosciuto una rapida diffusione nel mondo, a partire da un nucleo di paesi latino-americani (Brasile, Paraguay,Argentina) che per primi lo hanno applicato in modo sperimentale. Esso si basa su una scommessa radicale: coltivare la terra rinunciando per sempre all’aratro ed utilizzando la bio-diversità dei suoli come fattore chiave per aumentarne la produttività e controllare l’erosione.
Un risultato che è possibile ottenere solo applicando in modo rigoroso, contestualmente, tre principi chiave: semina diretta, rotazione ed associazione delle colture, copertura permanente dei suoli.
Cosa potrebbe significare questo per l’agricoltura italiana e veneta?
Crediamo sia importante continuare a confrontarsi e prendere spunto da modelli agricoli diversi da quello industriale che ci ha portato, tanto per fare degli esempi, al drammatico impoverimento dei suoli della bassa padovana e del rodigino, alla crisi idrica delle falde che ha lasciato Chioggia senz’acqua per due settimane qualche estate fa, alla massiccia presenza di metalli pesanti nei terreni dell’Alta, la massiccia presenza di liquami zootecnici nei fossi, alle puzze e i rischi sanitari connessi agli allevamenti avicoli nel montagnanese, ecc.
Il territorio veneto ha dimostrato che la rivoluzione verde, iniziata negli anni Cinquanta-Sessanta, ha finito il suo ciclo. Un nuovo modello agricolo e produttivo sta prendendo piede: è bene quindi che tutte le esperienze interessanti ed utili vengano studiate.
Il Progetto Kunasisa, in Swaziland, rappresenta una delle prime e più significative esperienze di Conservation Agriculture in Africa: si tratta di un progetto promosso e gestito in collaborazione dalla ONG italiana Cospe, da Legambiente, dalla FAO, dal Ministero dell’Agricoltura dello Swaziland con il sostegno finanziario della Regione Veneto e del Ministero degli Affari Esteri. Iniziato nel 2003, coinvolge le comunità rurali e combina l’approccio dell’Agricoltura di Conservazione con l’uso di colture alimentari e di piante di copertura locali. L’aspetto più innovativo del progetto è che il “laboratorio” di ricerca e sperimentazione è rappresentato dalle comunità stesse e gestito da un nucleo di 23 contadini, in maggioranza donne.
Per saperne di più l’appuntamento è per sabato 11 febbraio alla fiera di Verona, in sala Respighi del Palacongressi alle ore 9,30.

Legambiente LAIQ