Non è il caso di polemizzare con l’assessore Rossi sul paragone fra l’Auditorium ed il Palazzo della Ragione, soprattutto per quanto riguarda il carattere simbolico dei monumenti, riferito al loro periodo storico, ed il rapporto spaziale che gli stessi hanno con l’ambiente circostante. Ci interessa, invece, mettere in evidenza alcune proposte, colte dal dibattito che si sta tenendo sul progetto dell’architetto K. Kada, che possono essere utili per arrivare ad una soluzione condivisa su dove collocare il nuovo polo della musica. Ci sono, infatti, ottime soluzioni alternative a quella su cui sembra volere insistere l’Amministrazione comunale.
Una è stata avanzata dal Collegio dei costruttori edili, che vedono nell’area della fiera una possibile localizzazione del monumentale edificio. Tale scelta è interessante se, come suggerito da Sergio Lironi, avrà come fine la realizzazione di un Distretto della cultura, con auditorium (ampliabile con torre scenica e mediateca) e conservatorio musicale, ma anche con musei, luoghi di spettacolo, laboratori da cedere in locazione ad artisti, gruppi teatrali e musicali, centri di sperimentazione ed altro di simile. Andrà, però, attentamente valutato l’impatto viabilistico su un’area già adesso sovraccaricata di un traffico privato, che è destinato ad aumentare con la realizzazione del PP1.
Ma ci sono anche altre soluzioni, esterne all’area centrale della città, idonee ad accogliere l’auditorium e che potrebbero, inoltre, realizzare l’obiettivo di riqualificare qualcuno dei quartieri periferici di Padova. Se si vuole dare dignità a questi quartieri, che costituiscono la parte più densamente abitata della città, bisogna recuperare le loro centralità, o le centralità di un loro rione, e a ciò può contribuire anche la localizzazione di un importante monumento o edificio pubblico.
Si riportano di seguito alcuni luoghi che si prestano a questo scopo:
1.Il primo è rappresentato dall’area di via Rismondo, che l’APS dovrebbe abbandonare per trasferirsi alla Guizza. La realizzazione dell’Auditorium in quella sede potrebbe costituire il punto di partenza per il recupero del rione del Pescarotto, dando origine ad una nuova centralità nel quartiere est della città; valorizzerebbe, inoltre, il “ponte verde” come percorso culturale-religioso che collega il luogo della musica con il complesso di S. Antonino.
2.Il secondo è a Padova est, nell’area comunale adiacente alla lottizzazione EdilBasso, in località S. Lazzaro. Tale area, secondo le intenzioni dell’amministrazione, dovrebbe essere destinata all’atterraggio dei crediti edilizi derivanti dalla conferma dei vincoli sulle aree a standard. Il progetto della EdilBasso, affidato al famoso architetto svizzero Aurelio Galfetti, e lo sviluppo residenziale dell’area di Padova est, inquadrati in un piano guida che prevedesse forti elementi di modernità (qui ha senso il grattacielo di Podrecca), sarebbero in grado di realizzare, con il recupero del vecchio nucleo di S. Lazzaro, la centralità urbana di qualità dell’intero quartiere est. Qui l’Auditorium potrebbe porsi come l’edificio monumentale identificativo della nuova centralità. La futura stazione dell’S.F.M.R ed un eventuale suo raccordo con la linea del SIR 2, la vicinanza del casello autostradale e della nuova statale del Santo garantirebbero, inoltre, con la nuova viabilità della lottizzazione, una buona accessibilità sia per il trasporto pubblico che per quello privato.
3.Il terzo luogo è piazza Azzurri d’Italia, dove il nuovo Auditorium potrebbe costituire il monumento attorno a cui far ruotare, dopo l’esito del referendum sulle Torri di S. Carlo, il progetto dell’area centrale dell’Arcella, da affidare ad un laboratorio partecipato. Anche quest’area gode di una buona accessibilità, soprattutto per il servizio pubblico offerto dalla linea 1 del metrotram.
Due di queste ipotesi (alla fiera e a Padova est) sono immediatamente realizzabili, essendo ogni decisione in mano al comune. Per le altre due basterebbero pochi anni, essendo vincolate una al trasferimento dell’APS, su cui si sta già ragionando, e l’altra ad una variante urbanistica subordinata all’approvazione del Piano di Assetto del Territorio (PAT), che è ormai alle battute finali.
Su queste ipotesi sarebbe opportuno coinvolgere la popolazione, anche con un referendum.
Lorenzo Cabrelle – Direttivo Legambiente Padova