Capire il futuro per cambiare il presente

"Cambiare rotta vuol dire costruire, produrre e consumare altro (E MENO): altre energie, altri alimenti, altre abitazioni, un’altra mobilità; con fonti rinnovabili, agricoltura sostenibile, veicoli condivisi, un’urbanistica e un’edilizia ecologiche.

Il nocciolo è dunque una conversione sociale ed economica del Paese, del Veneto, delle nostre città". E’ questo uno dei passaggi centrali degli appunti preparatori (di cui presentiamo ampi stralci, per una lettura completa clicca qui) del congresso di Legambiente Veneto che si svolgerà sabato 19 novembre al centro congressi Candiani di Mestre Venezia a partire dalle ore 10,00.

Se gli obiettivi da raggiungere sono “un’energia distribuita e non dominio delle grandi compagnie energetiche, organismi dei cittadini al governo del ciclo delle acque, moratoria sulle nuove costruzioni e riqualificazione energetica degli edifici esistenti, vendita delle case inutilizzate bloccate dalle banche per rendere accessibile la casa a chi oggi non può accedervi, mobilità per i pendolari e massimo utilizzo delle linee ferroviarie esistenti” nel documento preparatorio emerge subito dopo unpassaggio cruciale per il movimento ambientalista e per la Legambiente: “l’obiettivo, interno all’associazione e esteso nella società veneta, è quello di unire i cittadini in un’azione concertata nello spazio (e nel tempo). Finora gli “indignati dell’ambiente” sono stati capaci di occupare “luoghi” diversi nella regione, frenando, condizionando, determinando il mondo economico e politico che pretendeva di scegliere “a prescindere dalle persone”.

Ora si tratta di passare “all’organizzazione e al controllo degli spazi, quelli larghi di più province (Veneto City), di una regione o più regioni (le Alpi, le Tav VE-TS), superando il limite che ha frenato il movimento ambientalista nell’accesso a soluzioni istituzionali larghe (le leggi regionali, i piani).La Legambiente regionale, o meglio tutta la nostra associazione, è chiamata ad un salto, quello della simultaneità: “i circoli, ma anche i gruppi locali, comitati che hanno sostanziato la nostra indagine sui conflitti territoriali sono, con chissà quanti altri, gli organismi che, cooperando, possono ridurre la moltitudine delle vertenze all’unità della trasformazione di leggi, piani, regolamenti, contro l’attuazione degli affari combinati”.

Al nuovo gruppo dirigente si chiede di mantenere una visione regionale dei conflitti, cogliendo l’estensione regionale dei problemi.

Tutto questo in un Veneto che sta cambiando?

Alcuni sintomi descrivono una regione in chiaroscuro. Quello che è certo è lo spaesamento, per il quale si individua un parallelismo: i contrasti interni alle persone, la confusione trovano il loro riscontro visibile, oggettivo nell’assetto del territorio: non c’è più di qua la città, di là la campagna, confini certi, spazi definiti. (…) L’avventura della chiusura localistica continua, ma la comunità che è felice tenendosi al riparo da migranti e concorrenti non c’è più. In casa è arrivata l’incertezza. Non bastano più le alte cancellate, i sistemi di sicurezza elettronica, in taverna arriva l’eco delle bolle finanziarie, dei credit default swaps, delle cricche, della perdita di concorrenzialità. Ma arriva, in altre case più dimesse, direttamente la precarietà, il costo della vita più caro, la cassa integrazione, il costo della sanità, la disoccupazione.

Le comunità da perseguire non saranno certo quelle “naturali” fondate sui luoghi, sul sangue, sull’omogeneità, ma al contrario le comunità artificiali, quelle costruite sul senso da ridare ai luoghi salvando il carattere originario (le risorse, la capacità di mantenerle e non distruggerle. Sapendo di non essere soli in questo. C’è un crescente interesse a cambiar stile di vita, che non è solo un cambiare abitudine. E’ anche riprendere in mano la propria dimensione sociale ed interrogarsi, a partire dai propri consumi, sui rapporti con i sistemi produttivi, sulle conversioni da effettuare, per andare verso una economia che sia in funzione dell’uomo ed in equilibrio ecologico.

Legambiente Veneto