Lo scorso aprile Terra! rivelò che Cartiere Pigna intratteneva rapporti commerciali col colosso cartario asiatico Asia Pulp & Paper (APP), responsabile della distruzione di un milione di ettari di foresta pluviale in Indonesia per farne piantagioni di acacia utilizzate nella produzione di carta. Tali rapporti commerciali favoriscono l’espansione sul mercato italiano dei prodotti della APP, sfavorendo di conseguenza la produzione cartaria nazionale in crisi, incentivando le pratiche distruttive in Indonesia e danneggiando le residue foreste pluviali e le comunità che vi abitano.
Invece di affrontare e risolvere il problema, Cartiere Pigna ha citato Terra! per danni e diffamazione.
Lo scorso maggio, Pigna ha dichiarato alla stampa che essa “non tiene rapporti commerciali con la società indonesiana APP e non si approvvigiona di prodotti derivanti dalle foreste indonesiane". Terra! ha però presentato in sede processuale gli estremi di diverse fatture e le analisi scientifiche sui quaderni che evidenziano la presenza di fibre provenienti da foreste pluviali, per cui Pigna ha in seguito dovuto ammettere di aver acquistato carta dalla APP.
Tuttavia, il Tribunale di Bergamo ha condannato Terra! al pagamento di un risarcimento di 20.000 € più le spese, esponendo di fatto l’associazione a un serio rischio di chiusura. Il giudice si è basato su di una considerazione errata: l’azione di denuncia sarebbe stata diffamatoria perché falsa – ma questo è stato smentito in corso di giudizio dalla produzione delle analisi. Terra! ovviamente ricorrerà in appello poiché le analisi commissionate dall’ associazione alla IPS Testing, laboratorio statunitense specializzato nell’analisi delle fibre di carta, testimoniano che il campione di quattro quaderni "Pigna Monocromo" a copertina rigida contiene percentuali di acacia tra il 62% e il 74%. L’espansione delle piantagioni di acacia e di olio di palma è la principale causa della distruzione delle foreste pluviali dell’Indonesia ed ha portato il paese al terzo posto nella classifica mondiale delle emissioni di carbonio, dopo Cina e Stati Uniti.
Nei quaderni sono state anche rilevate percentuali tra il 19% e il 36% di latifoglie miste tropicali, ossia foresta pluviale trasformata in trucioli e quindi in carta, con tutte le sue diverse specie, alcune delle quali preziosissime. Tra le fibre rilevate, alcune hanno l’aspetto delle dipterocarpacee (Dipterocarpus spp.) e altre delle Myristicaceae, specie che crescono solo nelle foreste pluviali ed inserite nella Lista Rossa dell’ IUCN perché in pericolo.
Le prove evidenti del legame di alcuni prodotti della Pigna con la deforestazione non hanno impedito a questa impresa di tirare dritto e ottenere una condanna per Terra! Insomma, deforestare va bene, distruggere il clima globale anche, denunciare quanto accade invece no.
Si tratta di un grave attacco alla libertà di informazione e di critica, oltre che ai principi di trasparenza e responsabilità delle imprese. Un recente rapporto di Reporter Senza Frontiere, ha messo in guardia sulla crescita delle intimidazioni verso chi denuncia crimini ambientali. Ora, dall’Uzbekistan all’Indonesia, le intimidazioni sono arrivate all’ Italia.
Lo scorso luglio, 40 associazioni europee, da Greenpeace, al WWF, a Friends of the Earth, hanno firmato una lettera comune inviata agli acquirenti di carta, per chieder loro di non acquistare più dalla APP fino a quando questa impresa non fermerà la conversione delle foreste pluviali in piantagioni. Imprese come Mondadori Printing, De Agostini, Gucci, Versace, Ferragamo, Burgo, Fedrigoni, Kimberly-Clark, Nestle, Kraft, Fuji Xerox, Unilever, Stamples, Office Depot, Corporate Express, Metro, hanno compreso come le pratiche della APP siano distruttive e incompatibili con i propri valori aziendali e hanno evitato o interrotto l’acquisto di prodotti da APP.
Associazione Terra! Onlus