“… a Padova non c’è una cultura pro-bicicletta come c’è addirittura in città grandissime come Parigi, Berlino, ecc. – ci scrive Paolo Morsut – a Padova si tende a linciare il ciclista, si rimprovera ai ciclisti di andare contromano, di passare con il rosso, di sfrecciare a velocità altissime. Le biciclette vengono fatte percepire come il pericolo numero uno. Questo fatto è abnorme, è incredibile. La bicicletta è semplicemente una bicicletta, il mezzo di trasporto meno ingombrante, meno inquinante, meno pericoloso, meno…in assoluto. La bicicletta non fa 7.000 morti all’anno sulle strade, non uccide sotto le sue ruote proprio nessuno, nemmeno quando passa con il rosso, o va contromano…”
Maurizio Ulliana si autodefinisce un automobilista pentito che ha “compreso come si possa svolgere il proprio lavoro, io il mio, come Comello il giornalista, senza per forza doversi muovere in auto, sia in città che fuori città. Non è l’indisciplina dei ciclisti – prosegue Ulliana – ma è l’indisciplina di tutte le categorie che quotidianamente solcano la strada: automobilisti, pedoni, motociclisti, autisti di furgoni e camion… Naturalmente occorre sottolineare come l’indisciplina non sia di tutti i membri di ciascuna categoria, ma solo di alcuni. E’ un problema trasversale. Indisciplina che a volte è indotta da vera maleducazione e arroganza (pochissima), altre per ignoranza, distrazione, cattive abitudini (buona parte), altre ancora da cattiva segnaletica ed errata manutenzione o organizzazione della viabilità (troppe volte). In particolare sono questi ultimi punti, a mio parere, a favo rire inconsapevolmente la sensazione di indisciplina. Va però notato come il pedone e il ciclista sia comunque in difficoltà nei confronti di auto e camion. E’ questione di "stazza"! Nello scontro, la peggio, indipendentemente dalla colpa, non è mai di chi guida i mezzi motorizzati. La sicurezza e le regole quindi dovrebbero comunque riequilibrare le forze presenti sulla strada, tutelando di più pedoni e ciclisti, e i motociclisti.”
Paola Lega ricorda che comunque il codice delle strada tutelerebbe i più deboli, ad es. nei passaggi sulle strisce pedonali: “Cerchiamo di fare del nostro meglio e chiediamo umilmente la collaborazione di chi ha sotto il sedere un mezzo non a trazione umana, chiediamo troppo? quando ci rendiamo conto che chi sta al volante è un mastino inferocito a caccia di ciclisti-pirata allora scendiamo dalla nostra bici e attraversiamo a piedi, ci sono le strisce pedonali e il codice della strada dà sempre la precedenza ai pedoni, non solo nei paesi del nord Europa ma, in teoria, anche in Italia, ma anche così riceviamo insulti e maledizioni irripetibili”.
Gli estratti delle lettere pubblicate mettono bene in evidenza che per una miglior convivenza di pedoni, ciclisti e automobili sulle nostre strade bisogna agire su due fronti: quello dell’educazione e quello della diversa impostazione della mobilità a Padova.
L’educazione è un problema trasversale che riguarda tutti: spesso dovremmo chiederci dove stiamo correndo e se è davvero necessario cercare di passare sempre prima per rimanere magari comunque bloccati pochi metri più avanti. Dovremmo riflettere più spesso di quanto potenzialmente pericoloso possa essere il nostro comportamento nelle strade per noi stessi e per gli altri. Vale ad esempio per i ciclisti che vanno in giro senza luci di sera ma anche per gli automobilisti che considerano le piste ciclabili come comodi parcheggi.
Dal punto di vista delle infrastrutture le biciclette sono relegate a mezzo di trasporto di secondo livello: prima si pensa e si spende per la mobilità delle automobili e poi si cerca di mettere una pezza per i ciclisti ecc…
Il Cavalcavia di Chiesanuova dove oggi le auto possono fare quello che vogliono e le biciclette devono arrangiarsi è un esempio significativo: per mettere in sicurezza la pista ciclabile sul cavalcavia bisogna intervenire per rallentare fisicamente i veicoli a motore nelle intersezioni con la ciclabile e segnalare adeguatamente gli attraversamenti all’automobilista che entra o esce dalle laterali e agli automobilisti che gli stanno dietro, per permettergli di rallentare o fermarsi senza preoccupazioni.
Secondo Legambiente sono interventi da realizzare subito, come immediatamente bisogna cominciare a lavorare per poter fermare il traffico di mezzi pesanti nelle ore di punta, ridiscutere l’intera pista ciclabile su via Chiesanuova e ragionare su un percorso alternativo che unisca via Pelosa e via Palestro passando per quella che dovrebbe diventare la futura Stazione di Ferrovia Metropolitana di Superficie di Campo di Marte.
Per cambiare la mobilità (e l’aria) di Padova c’è molto lavoro da fare.. diamoci da fare tutti quanti.
Sandro Ginestri – Direttore Org. Legambiente Padova