Criteri di perequazione, il comune non rinunci ad un ruolo attivo

È in discussione presso la commissione urbanistica del comune un documento, elaborato dal settore Pianificazione Urbanistica, che propone nuovi criteri di attuazione delle zone di perequazione e consultabile cliccando qui. Si tratta di criteri che integrano quanto già riportato in appendice alle norme di attuazione del Piano Regolatore Generale e che hanno la finalità di dare degli indirizzi alla progettazione da parte dei privati, per ottenere la migliore organizzazione delle aree e rendere più omogenei e trasparenti l’iter delle pratiche e le valutazioni degli uffici.

È senza dubbio una buona iniziativa ed anche i criteri che vengono proposti sono generalmente condivisibili, essendo orientati alla razionalizzazione dell’uso del suolo e a disciplinare le modalità dell’edificazione per il conseguimento delle finalità pubbliche che la perequazione vuole garantire. Gli indirizzi sono tuttavia rivolti essenzialmente ai privati e ciò fa trasparire quella che sembra essere la scelta preferenziale del comune: limitarsi alla verifica di quanto proposto dai privati, rinunciando a qualsiasi ruolo attivo nella progettazione delle zone di perequazione. È ben vero che le norme di attuazione del P.R.G. prevedono la possibilità che i piani attuativi delle zone di perequazione integrata ed ambientale possano essere di iniziativa pubblica, ma tale facoltà comporta il successivo esproprio delle aree per dare attuazione al piano. Va da sé che , data la cronica sofferenza di cassa del comune, tale procedura risulta pressoché impraticabile. Di conseguenza ben difficilmente si concretizzerà quel particolare tipo di perequazione, detta ad arcipelago, che consentirebbe di concentrare i volumi nelle zone già compromesse da insediamenti edilizi, liberando completamente da fabbricati le aree di pregio ambientale.

Questa saggia previsione della norma corrisponde, infatti, ad un interesse pubblico che lascia indifferenti gli operatori privati che, come si è già visto nei primi esempi di applicazione della perequazione, chiederanno di costruire ognuno all’interno della propria area, non essendo interessati a ragionare oltre l’ambito della propria zona di perequazione.

Si potrebbe, a questo punto, valutare la possibilità di introdurre un criterio che dia titolo al comune, nel caso sia opportuno realizzare la perequazione ad arcipelago, di procedere alla perimetrazione dell’ambito di intervento, che a questo punto potrebbe comprendere più zone di perequazione, indipendentemente dalla presentazione del piano attuativo, lasciando poi ai privati l’onere della progettazione, con l’obbligo però di concentrare l’edificazione nella zona indicata dal comune.

Qualora tale disposizione non possa rientrare tra i criteri, ma costituisca una modifica della norma, è opportuno che si inizi fin d’ora a studiare una variante alla normativa vigente, da approvare con procedura d’urgenza prima ancora dell’approvazione delle norme del Piano di Assetto del Territorio, al fine di poter dare attuazione alla perequazione ad arcipelago e recuperare, interamente libere da costruzioni, le aree di particolare pregio ambientale.

Lorenzo Cabrelle – Direttivo Legambiente Padova