La città del Santo era in caduta libera da alcuni anni. Già nel 2001 la posizione non era billante: era 64esima. Poi, anno dopo anno, ne ha perse ancora 12, fino 76iesimo posto dello scorso anno. Ora il trend sembra invertirsi, e Padova riguadagna 6 posizioni nella “classifica ambientale” dei capoluoghi, redatta da Legambiente, in collaborazione con il Sole 24 ore. Si tratta di Ecosistema urbano, l’annuale rapporto nazionale sullo stato di salute ambientale delle città italiane, che Legambiente redige utilizzando i dati ambientali forniti dai Comuni stessi (che l’associazione richiede appositamente per compilare la ricerca). Quest’anno Padova è risalita al 70esimo posto della classifica generale soprattutto grazie ad alcuni balzi in avanti riguardanti politiche energetiche e gestionali. ( vedi TABELLE)
La miglior performance di Padova riguarda la qualità ambientale dei carburanti utilizzati dei mezzi pubblici: biodiesel (una scelta fortemente voluta dall’assessore all’ambiente Bicciato) o metano. Qui si colloca al quarto posto in classifica. Risultati buoni anche anche per l’Ecomanagement (quinta posizione) cioè per gli “acquisti verdi” di palazzo Moroni (materiali e servizi ad alta efficienza energetica o con etichetta ecologica). Bene anche per la raccolta differenziata, che supera il 40% consentendo a Padova di collocarsi 14esima. Bene, infine, anche per le politiche di promozione del risparmio energetico e delle energie rinnovabili, dove si colloca al 21 posto.
Fin qui i risultati positivi. Tra quelli negativi annoveriamo i consumi idrici: gli oltre 307 litri d’acqua consumati al giorno per abitante (vuol dire sprechi individuali, ma soprattutto usi indebiti dell’acqua potabile) ci collocano 91esimi tra i capoluoghi italiani. A proposito d’acqua potabile: la presenza di nitrati in quella che esce dai nostri rubinetti è una delle più alte d’Italia: 17,8 milligrammi per litro, per cui siamo all’83esimo posto. E non sprechiamo solo acqua, se prendiamo in considerazione la mole di rifiuti urbani prodotti per abitante ogni anno: 658 chili e mezzo, che ci fanno risultare ottantesimi tra le città capoluogo. Per la concentrazione media annuale di Pm10 siamo 79esimi, ma in realtà siamo quartultimi in classifica (sono più inquinate di noi solo Torino, Lodi, e Verona che è all’ultimo posto: l’ottantunesimo tra i Comuni che rispondo sul Pm10. Infatti ben 22 dei 103 capoluoghi italiani non misurano ancora l’inquinante o non forniscono i dati.
Complessivamente, rispetto ai 25 parametri ambientali utilizzati per l’analisi da Ecosistema urbano, Padova migliora in 14 di questi, peggiora in 5 mentre resta sostanzialmente stazionaria nei rimanenti 6. (VEDI TABELLE)
“Un segnale incoraggiante – commenta Lucio Passi- coordinatore di Legambiente Padova- “alcuni risultati premiano il lavoro dell’Assessore all’Ambiente Francesco Bicciato. Ed anche la sensibilizzazione operata dalle associazioni ambientaliste, pur se con qualche contraddizione: aumenta la raccolta differenziata ma anche la produzione di rifiuti… Dobbiamo impegnarci tutti di più, perché nonostante questo segnale positivo, che speriamo di veder trasformato in trend negli anni prossimi, siamo ancora molto in fondo alla “classifica generale” e siamo dietro a tutte le città venete. C’è bisogno che una città ricca come la nostra, con tanto di Università e punti di eccellenza economica, tecnologica e culturale decida seriamente di investire in qualità urbana e ambiente. E a crederci per primi debbono essere i nostri amministratori, tutti: non basta avere un buon Assessore all’ambiente se poi gli altri assessori guardano altrove. E così la politica urbanistica continua la corsa all’edificazione…. con tutti i guasti che a cascata comporta: aumento della mobilità privata, inquinamento, perdita di qualità territoriale… La qualità ambientale – conclude Passi – quella che, in definitiva, misura la qualità della vita in città, determinando molte delle condizioni sanitarie e delle relazioni sociali, deve essere messa al centro di una politica collegiale della nostra Amministrazione, che deve acquisire la cultura della “sostenibilità ambientale”. Le azioni che farebbero bene all’ambiente sono anche quelle necessarie per risollevare la nostra economia: serve puntare sull’intreccio tra qualità territoriale, qualità delle risorse umane, coesione sociale, economia della conoscenza”.