Nuove interpretazioni e il rinnovarsi di suggestioni antiche permeano questo volume che esprime di Este una lettura che in queste pagine non appare appiattita su nulla, ma è vero e proprio servizio alla pluridimensionalità: città di mura, castelli, echi, silenzi, nebbie, acque, colli, palazzi, architettura, storia, ma anche di percorsi umani, passioni, passaggi e industria, affari, politiche, urbanistica, economia, buone e pessime amministrazioni, cave e cemento, scelte, contrapposizioni, interessi, quotidianità, volgarità, tragedie, “schei”.
Piccolo diamante di mille sfaccettature, questo lavoro storico di Selmin, nella levigata pacatezza del suo scrivere, non è per nulla innocuo nell’additare le piaghe aperte di una dimensione e sfiora ogni volta che può il turbinoso oggi, con il raro pregio di non arretrare innanzi alle complessità diluendole nelle semplificazioni e nelle scorciatoie analitiche.
Suggestiva davvero, e posta all’inizio del volume e con un sentore di umano coinvolgimento, la pagina dedicata alle cacce dei tori che si praticavano ad Este come in altre città della Repubblica di Venezia (ma anche a Siena, a Roma, ecc.,) che mi pare non abbiano mai ricevuto l’attenzione di ricerca e la curiosità intelligente che Selmin esprime in queste righe sparigliando con un sol gesto il vuoto bibliografico in tema, da storico di razza.
a cura di Gianni Buganza