Il Consiglio del Parco è attualmente composto dai membri indicati dai rispettivi Consigli Comunali dei 15 Comuni che fanno parte dell’area Parco, da 5 Consiglieri Provinciali nominati dal Consiglio Provinciale e da altri 3 indicati dal Consiglio Regionale. In tutto, oltre 50 consiglieri eletti in cui si riservava sempre una rappresentanza anche alle minoranze.
Da maggio 2003 è iniziato un pressing dei Sindaci del Parco (nella stragrande maggioranza di centrodestra) per modificare vari articoli della Legge Regionale 38/1989 istitutiva del Parco stesso. Dopo estenuanti trattative e scontri interni, la maggioranza di centrodestra che governa il Consiglio Regionale ha approvato il 25.02.05 le modifiche alla Legge in oggetto.
Tra le novità contenute c’è la riduzione a 21 del numero di consiglieri: 15 Sindaci (o loro delegati), 2 rappresentanti della provincia e 4 nominati dalla Regione. Il Consiglio eleggerebbe poi al suo interno un Comitato Esecutivo composto di 6 membri, tra cui il Presidente.
Ma questo grande cambiamento così sollecitato da tutto il centrodestra, è completamente bloccato in quanto i Sindaci e la Provincia hanno indicato i propri rappresentanti, mentre da mesi si attendono i 4 nominativi che dovrebbero essere espressi dal Consiglio Regionale.
Il problema è solo politico ed è rappresentato dai contrasti nella maggioranza che governa la Regione.
Nel frattempo la situazione è diventata insostenibile perché l’attuale esecutivo si sente costantemente in scadenza ed è praticamente immobile. In un anno ha convocato solo 2 volte il Consiglio del Parco, ha fatto poco più di una ventina di delibere e si è limitato alla normale amministrazione: approvazione del Bilancio e qualche atto dovuto. In questi anni poi, i pesanti tagli ai finanziamenti regionali, hanno ridotto all’osso il personale degli uffici. Moltissimi dipendenti hanno chiesto il trasferimento e sono stati sostituiti da lavoratori con “contratti a termine e/o progetto”, assolutamente privi d’esperienza e autonomia. Le uniche cose che vanno avanti sono quelle concernenti i vari progetti legati alla speculazione e al clientelismo.
In tale contesto risulta esemplare la vicenda dell’edificabilità sul Sassonegro di Arquà Petrarca, dove con il pretesto del “riordino” dell’area si è giunti ad autorizzare la costruzione di 17.000 mc di edifici, in piena contraddizione con le norme del Piano Ambientale che classificava l’area come rurale. Nella ricostruzione dei fatti, le responsabilità dell’Ente Parco e della Regione sono emerse in tutta evidenza. Ora, l’intervento della Magistratura potrebbe limitarsi ad indagare sulla vicenda del Sassonegro, ma potrebbe estendersi anche alle decine d’altri progetti “discutibili”.
Ma non è tutto.
1) Dopo 2 anni e mezzo dagli incarichi affidati dall’Ente Parco, non è ancora chiaro quali siano le intenzioni degli Amministratori a proposito del cambiamento del Piano Ambientale.
2) Il “Piano antenne” costato decine di migliaia di Euro, già presentato pubblicamente, nonostante i solleciti di modifica e applicazione più volte avanzati dai cittadini di Calaone (esposti alle radiazioni degli impianti del Monte Cero), è in pratica fermo dal 2003;
3) L’Anello ciclabile attorno al Parco realizzato solo in parte (con logica scoordinata e confusa) è ancora incompleto;
4) Sul Progetto tematico “Ville e Musei”, le cui finalità sono troppo generali e generiche, il gruppo di lavoro istituito nel 2003, non ha ancora relazionato sugli sviluppi dello studio;
5) Rischio per l’edificabilità nei pressi di Villa Lugli a Teolo, dove al posto di un’area di sosta prevista dal Piano Ambientale, ci si propone di allontanare il percorso ciclabile per costruire un ingombrante palazzetto dello Sport, alto 12 metri, che andrà ad affiancarsi ad una voluminosa tensostruttura esistente.
6) Ampliamento di Casa Marina a Galzignano Terme, dove si vuol edificare per accentrare tutte le attività di Educazione ambientale. Uno schiaffo al buonsenso, se pensiamo che Villa Emo di Monselice in gestione al Parco, è stata svuotata di tutte le sue funzioni ed è in sostanza inutilizzata al 90%;
7) Valli Selvatiche di Battaglia Terme, dove il progetto d’urbanizzazione attorno alla Villa e la costruzione di una nuova strada che porterà allo sventramento del Parco dello Jappelli, rischia di avvenire in netto contrasto con le norme del Piano Ambientale;
8) L’interramento dell’elettrodotto continua ad essere rinviato ed i tralicci di 50-60 metri continuano a svettare nell’area collinare di Este considerata di particolare pregio paesaggistico.
9) I tre cementifici collocati all’interno del Parco, che il Piano Ambientale considera come attività incompatibili, continuano ad alimentare l’escavazione ed emettere tonnellate di polveri e fumi nocivi.
Gli interventi e gli appelli dei Consiglieri di centrosinistra, tesi a responsabilizzare la maggioranza nell’affrontare le problematiche più urgenti del Parco, non hanno sortito nessun effetto concreto.
Ora il Parco rischia di morire, e questi assurdi ritardi della regione lo stanno aiutando. la proposta di una grande mobilitazione delle associazioni ambientaliste, dei comitati, dei residenti e di tutti i cittadini va non solo sostenuta, ma al più presto concretizzata.
Francesco Miazzi, Consigliere dell’Ente Regionale Parco dei Colli Euganei