Lo sviluppo socio-economico può realizzarsi solamente se è compatibile con la vita nel nostro pianeta. I combustibili fossili producono l’86% dell’energia totale. La produzione di tutta l’energia elettrica attuale da nucleare richiederebbe la costruzione di 1500-2000 centrali da 1000 MWe e, anche ammettendo (cosa non vera) che non producano emissioni, si avrebbe una diminuzione del 10% di CO2. L’energia elettrica è una minima parte delle molte attività umane. Non sarebbe quindi la soluzione del problema CO2. La World Nuclear Association stima, per il 2100, sia necessario installare almeno 5.000 GWe (5000 centrali da 1000 MWe, una alla settimana per 90 anni!).
Oggi la produzione di energia elettrica da solo nucleare provocherebbe, con gli attuali reattori (compresi quelli di III generazione) l’esaurimento del combustibile (uranio 235) in 3-4 anni. Anche la sostenibilità per il combustibile va ricercata con nuove soluzioni. Il nucleare, quindi, non contribuirebbe a breve-medio termine (10-20 anni) alla soluzione del riscaldamento globale.
La tecnologia più avanzata oggi praticabile è quella di III generazione (reattori del tipo EPWR) che sono una evoluzione più sicura ed efficiente di quelli di II generazione (PWR). Rimangono quindi aperti tutti i problemi legati al nucleare, con una sicurezza del reattore migliorata. Quelli di IV generazione autofertilizzanti potrebbero chiudere il ciclo del combustibile, ridurre la quantità di scorie radioattive, ridurne la vita media da 30.000- 100.000 anni a tempi dell’ordine di 30-100 anni con riduzione del confinamento da un milione di anni a 500-700. Questi reattori sono solo un progetto: la realizzazione è prevista fra 30-50 anni (come la fusione) con tanti se e ma. In contemporanea si deve costruire un efficiente e sicuro sistema di riprocessamento del combustibile esausto. Anche i prodotti della fissione devono essere separati riducendo poi quelli a lunga vita a tempi di dimezzamento medio-bre vi. Tutto questo comporta costi enormi. L’economicità del nucleare, tenendo conto di tutte le componenti del ciclo, non c’è (MIT, 2003).
Prima di far ripartire il nucleare in Italia devono essere valutati attentamente tutti i vari aspetti comprese le sovvenzioni, palesi od occulte, che il nucleare riceve in tutto il mondo. Esistono, a mio parere, modi più utili ed efficienti dove investire le risorse economiche ed umane con prospettive di risolvere alla radice il problema energetico (risparmio, fusione, energie rinnovabili, geotermia, eolico).
Le scelte energetiche fatte dalla Germania sono un esempio importantissimo, sia attuale che di prospettiva.
—— Silvio Beghini – Istituto Nazionale Fisica Nucleare
Proprio con l’obiettivo di spingere l’Italia verso l’esempio tedesco è stata indetta la manifestazione di sabato 7 giugno a Milano In marcia per il clima. Al governo si chiedono obiettivi precisi: di ridurre in 10 anni del 20% il consumo complessivo di energia attraverso risparmio e maggiore efficienza, di far dipendere per almeno il 20% il fabbisogno energetico da fonti rinnovabili e di ridurre del 30% le emissioni di gas climalteranti. L’Italia fino ad oggi ha marciato in direzione opposta, aumentando i propri consumi di combustibili fossili.
Inoltre l’incidente di mercoledì alla centrale nucleare slovena conferma che i rischi connessi alla produzione di energia con centrali nucleari sono estremamente pericolosi. Dal 2000 ad oggi nelle centrali nucleari di tutto il mondo ci sono stati 15 incidenti di diversa entità. Un allarme che testimonia come il nucleare sicuro è una chimera. Questo ci spinge a manifestare a Milano il nostro convinto no al ritorno del nucleare in Italia.
Legambiente Padova organizza la trasferta a Milano al costo di 10 euro a persona (andata e ritorno). Per informazioni e prenotazioni scrivere a legambiente_padova@libero.it o telefonare allo 049-856.12.20.