Il caso della ristrutturazione (giornalisticamente chiamata revamping) dell’Italcementi rischia di trasformarsi in una cartina di tornasole (..) del modo in cui il sindacato interpreta il suo rapporto con la società. Quando infatti la segretaria della CGIL Susanna Camusso, al termine di un incontro con gli operai dell’Italcementi, dichiara alla stampa il “pieno sostegno” al progetto e l’intenzione addirittura di ricorrere contro un’eventuale sentenza negativa del Tar, senza neppure sentire le ragioni di quanti si oppongono, (..) fa un’affermazione che secondo noi riporta il sindacato indietro nel tempo (..).
Perché la CGIL non condanna chi vede l’ambiente e il paesaggio come beni “in vendita” e non da gestire e tutelare? Tanto più in un territorio come il nostro, compreso in un’area Parco e soggetto a un Piano Ambientale che andrebbe rispettato e non continuamente eluso ora in nome della produzione ora dell’urbanizzazione.
(..)Se le affermazioni della Camusso su Italcementi sono secondo noi inaccettabili altrettanto lo sono il contenuto e il tono del volantino diffuso in questi giorni dai lavoratori del gazebo FILLEA CGIL e FILCA CISL presente a Este. I lavoratori dell’Italcementi, firmatari del volantino, hanno impostato l’appello come una difesa del posto lavoro fin dal titolo, in cui si parla del “futuro dei NOSTRI posti di lavoro” e delle “NOSTRE famiglie”. Quanto al testo, che inizia con un “NOI 250 lavoratori”, per ben tre volte in esso viene ripetuto “il NOSTRO lavoro”, per concludersi quindi con una firma, “NOI lavoratori dell’Italcementi”, che non ha precedenti nella nostra memoria di militanti sindacali. Abbiamo infatti sempre inteso il lavoro come un problema collettivo e non come difesa di una fabbrica in contrapposizione con le altre. Se infatti oggi la ristrutturazione dell’Italcementi comporta il licenziamento di 70 lavoratori della Cementeria ex Radici come si valuta il bilancio finale?
Mi costa molto, dopo una lunghissima militanza sindacale, dover constatare che il sindacato non riesce a guardare oltre il presente. Sembra di essere tornati ai tempi bui della gogna contro chi si batteva per la chiusura delle cave dei Colli: paure irrazionali che, se comprensibili a livello del singolo lavoratore, sono inaccettabili se espresse da organizzazioni che dovrebbero progettare il futuro secondo un’idea di sviluppo sostenibile basato sul rispetto del paesaggio, sul limite alla cementificazione e sulla valorizzazione di attività compatibili con il territorio.
Flores Baccini – Presidente Circolo Legambiente Este