INCENERITORE: UN AMMODERNAMENTO CHE SA DI VECCHIO

In occasione dell’inchiesta pubblica sulla quarta linea dell’inceneritore di S. Lazzaro, Legambiente Padova torna a criticare alcuni aspetti fondamentali del progetto presentato da HestAmbiente alla Regione Veneto.

Lo fa tramite il suo Presidente Sandro Ginestri che spiega “le risposte fornite dalla Società alle osservazioni che abbiamo presentato nei mesi scorsi, non ci convincono. Si vuol far passare per ammodernamento un progetto che sotto diversi aspetti continua invece a sembrarci vecchio. Non ci si può limitare ad un miglioramento tecnologico sostituendo le linee più obsolete: devono essere rivisti anche gli obiettivi che si pone un impianto come questo, aggiornando la capacità di incenerimento autorizzata. Altrimenti, proprio mentre si moltiplicano gli sforzi per aumentare la raccolta differenziata, avremmo un considerevole aumento di rifiuti bruciati proprio in un contesto urbano e inquinato come quello di Padova. Così come, mentre tutto il mondo si adopera per diminuire gli sprechi energetici, non è una scelta al passo con i tempi quella di potenziare un inceneritore senza sapere se il calore prodotto verrà davvero sfruttato con il teleriscaldamento.”

Quattro domande di Legambiente per l’inchiesta pubblica

Perchè bruciare a Padova il più del 60% dei rifiuti del Veneto?

A San Lazzaro si vorrebbero bruciare 245 mila t/anno di rifiuti, contro i 160 mila degli ultimi anni. Si tratta di fatto di un grosso potenziamento dell’impianto. Stando ai dati comunicati dalla Regione proprio in questi giorni, nei prossimi anni a San Lazzaro si potrebbe così bruciare più del 60% del rifiuto secco residuo di tutta la Regione. Non si può accettare un impianto così grande in un contesto urbano già molto inquinato come quello di Padova, oltretutto a due passi dal nuovo ospedale.

Esistono certezze sull’incenerimento dei PFAS?

Nella nuova linea dell’inceneritore di S. Lazzaro è previsto anche lo smaltimento di fanghi contaminati da PFAS. Eppure lo stesso Assessore Regionale all’Ambiente Gianpaolo Bottacin ha dichiarato che non c’è certezza sulle tecniche da mettere in atto per scongiurare possibili conseguenze sul piano ambientale e per la salute dei cittadini. L’incenerimento dei PFAS è stato recentemente stralciato dalle autorizzazioni dell’impianto veneziano di Fusina e non si capisce come si possa pensare di farlo ora a Padova, in mancanza di basi scientifiche avvalorate da istituzioni nazionali competenti come l’Istituto Superiore di Sanità.

Che garanzie sul teleriscaldamento?

Il progetto prevede l’ipotesi di sviluppo di una rete di teleriscaldamento che sfrutti il calore prodotto dalla nuova 4a linea dell’inceneritore. Anche in occasione della realizzazione della 3a linea dell’inceneritore venne prevista l’ipotesi del teleriscaldamento ma poi non è mai stato attuato nulla a riguardo.  Oggi come 10 anni fa questo cosiddetto ammodernamento rischia di finire a buttare all’aria decine di megawatt di energia termica.

Perché lo studio epidemiologico non si fa prima di potenziare l’impianto?

HestAmbiente si impegna a collaborare con le istituzioni per uno studio epidemiologico indipendente ma intanto vuole realizzare la quarta linea. Visto che lo studio serve ad escludere che le emissioni dell’impianto abbiano un impatto negativo sulla salute dei cittadini, riteniamo sarebbe più opportuno svolgere lo studio prima e non dopo aver potenziato l’impianto.