Innanzitutto esigiamo rispetto

L’avevamo detto durante la campagna per il referendum contro la legge 40 sulla procreazione medicalmente assistita: la prossima tappa dell’attacco alla dignità e alla libertà delle donne sarà la messa in discussione della legge 194. E’ esattamente quello che sta accadendo.
Nelle battaglie degli anni ’70 non per il diritto ad abortire ma per il diritto a non morire di aborto clandestino, abbiamo sempre sostenuto che la nostra dignità passa per il rispetto e la libertà di scelta di una “maternità libera e responsabile”.
Oggi questa scelta è spesso impossibile da conciliare con un lavoro precario o inesistente e in assenza di adeguate campagne di informazione sulle tecniche contraccettive soprattutto nei confronti delle generazioni più giovani.
Il 25 novembre era la giornata internazionale contro la violenza sulle donne e i dati diffusi per l’occasione ci parlano di cifre spaventose, di una violenza quotidiana e diffusa, di migliaia di vittime silenziose, che emergono spesso quando la violenza si trasforma in omicidio, e allora tutti i media parlano della “povera vittima”.
Le discussioni, le prese di posizione, le affermazioni di alti esponenti politici e vaticani che mettono in dubbio la capacità e la legittimità delle donne di decidere per se stesse, sono una violenza subdola ma non meno deleteria.
Essere costrette a difendere le conquiste che davamo per definitive è violenza.
Pensare di inserire nelle corsie e nei consultori, come vorrebbe il ministro Storace e come la Regione veneto ha già proposto, attivisti del movimento per la vita è un insulto alle donne e al personale dei consultori, alla loro competenza e capacità di scelta, a meno che non sia il primo pesante passo nella strada di quella sussidiarietà che in realtà vuol dire privatizzazione degli ambiti socio sanitari essenziali.
Esigiamo rispetto
Esigiamo che non si calpestino conquiste frutto di anni di lotte
Esigiamo consultori funzionanti e con maggiori finanziamenti
Esigiamo nelle scuole informazioni sugli anticoncezionali
Esigiamo di essere ascoltate
Nessuno pensi che i nostri corpi e le nostre vite possano trasformarsi in un bottino elettorale o essere oggetto di scambio politico.

Coordinamento per riaffermare i diritti e la libertà di scelta delle donne