Recentemente è circolata una e-mail che riporta la traduzione di un articolo in cui si afferma che i disordini in Tibet sono stati provocati da agenti cinesi provocatori vestiti da monaci tibetani. A supporto viene allegata una foto (visibile qui), millantata come foto scattata dai satelliti dell’Agenzia Governativa delle Comunicazioni inglesi GCHQ. Scandalo! Una prova del genere che non viene fatta vedere! Deve essere subito inoltrata, devono essere promossi nuovi appelli su internet, e sbugiardare quindi… purtroppo niente altro che se stessi e la propria nobile causa. Anche senza essere esperti, è ovvio che un satellite, in orbita a migliaia di chilometri, non possa scattare foto da un’angolazione simile a quella che si otterrebbe da una finestra di un palazzo (per avere un’idea di vere foto satellitari si può consultare Google Earth.
La foto infatti non ha nulla a che vedere con le indagini satellitari effettuate dal GCHQ ed è stata scattata nel 2003, come scritto a questo indirizzo trovato grazie a Google con un po’ di ricerca.
Aver inoltrato una foto palesemente falsa rischia di annullare completamente il potenziale di verità della notizia: visto che, da che mondo e mondo, di sommosse sobillate ad arte ce ne sono sempre state e visto anche le affermazioni del Dalai Lama (fonte ahimè non verificabile e parte in causa, ma sicuramente più attendibile).
Questo piccolo esempio ci può ricordare di pensare sì ad Internet come a una miniera di informazioni utili e anche di controinformazione e allo stesso tempo di non abbandonare mai quello spirito critico che abbiamo nei confronti degli altri mezzi di informazione. E’ buona regola prima di inoltrare una notizia a tutti i propri conoscenti, verificare quanto letto su Internet, sfruttando la stessa rete: esistono ottimi siti che si pongono come obiettivo quello di smascherare le "bufale" (in italiano consiglio quello di Paolo Attivissimo, per i neofiti leggere i preliminari). Inoltre, è spesso sufficiente una svelta ricerca su Google per trovare riscontri (positivi o negativi) sugli articoli online e magari qualcuno che ha già verificato quella stessa notizia.
Si evita così di essere inconsapevoli attori di disinformazione (provate a cercare con google – GCHQ satellite Tibet – e vedete in quanti hanno ripreso e rigirato la foto falsa), di intasare la rete (sui danni delle bufale leggete sempre il sito di Attivissimo e a volte anche di fare pessime figure (come in questo forum ) in cui viene linkata la foto incriminata da un sito tedesco senza accorgersi che nell’articolo da cui è presa la didascalia è corretta.
Yuri Artioli – moderatore nodo Rete Lilliput Pd